Genova, 11 nov – Scattano le manette per i manager di Autostrade per l’Italia legati al crollo del ponte Morandi a Genova del 14 agosto 2018, in cui sono morte 43 persone. La Guardia di Finanza ha eseguito all’alba di oggi una serie di misure cautelari nei confronti di ex vertici e di alcuni tra gli attuali manager di Aspi, del gruppo Atlantia di proprietà della famiglia Benetton. Agli arresti domiciliari finisce l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, il direttore delle operazioni Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli, responsabile nazionale della manutenzione di Autostrade. Stefano Marigliani – direttore del primo tronco di Genova -, Paolo Strazzullo – responsabile delle ristrutturazioni pianificate sul viadotto crollato e mai eseguite – e Massimo Miliani hanno invece subito misure interdittive. Le accuse ipotizzate nei confronti degli arrestati sono attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture.
Castellucci è accusato di inquinamento probatorio
Castellucci è stato amministratore delegato di Aspi fino al gennaio del 2019, quando è stato liquidato con una cifra che sfiora i 13 milioni di euro e sostituito da Roberto Tomasi. Per il manager il reato contestato è di inquinamento probatorio. In sostanza Castellucci, primo degli indagati per il crollo del Morandi, a distanza di due anni avrebbe tenuto rapporti molto stretti ed anche “professionali” con gli attuali dirigenti di Aspi, tentando di depistare le indagini dei pm Massimo Terrile e Walter Cotugno.
L’inchiesta sulle barriere fonoassorbenti
L’inchiesta che ha portato agli arresti è parallela a quella sul crollo del ponte Morandi e riguarderebbe anche la fornitura di barriere fonoassorbenti risultate poi pericolose. La Guardia di finanza, in una nota, menziona “numerosi e gravi elementi indiziari e fonti di prova”, acquisiti con testimonianze e analisi documentali e tecniche. Nello specifico, sarebbe emersa la “consapevolezza”, da parte degli arrestati, “della difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese)” e “la consapevolezza di difetti progettuali e di sottostima dell’azione del vento, nonché dell’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti”. Agli arrestati viene contestata “la volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi. Per questo è scattata la frode nei confronti dello Stato”.
Adolfo Spezzaferro