Roma, 11 nov – Il vaccino non estinguerà il virus. Ne è convinto il professor Giuseppe Remuzzi, che in un’intervista pubblicata stamattina dal Corriere frena l’entusiasmo di chi pensa che il vaccino sia la «soluzione finale» per il contrasto alla pandemia: «Ed è meglio dirlo con chiarezza. Tutti i vaccini in dirittura d’arrivo, a cominciare da quello della Pfizer, non sopprimeranno il coronavirus. Per capirci, saranno più simili ai vaccini antiinfluenzali che a quello della Polio. Ci proteggeranno dalla malattia, ma non la faranno sparire».
Il punto sulla sperimentazione
L’invito del direttore del Mario Negri è, come sempre, alla prudenza, poiché «In questa pandemia, ogni slancio, ogni salto in avanti, si è rivelato fallace. La verità è che nessuno di noi ha verità in tasca». Remuzzi passa poi fare il punto sulla sperimentazione: «Abbiamo almeno otto candidati in fase 3, l’ultimo gradino», spiega. «Quindi, è ragionevole pensare che ne arrivino almeno un paio in contemporanea». E’ importante che ne arrivi più di uno perché «Non sappiamo se ognuno di essi sarà efficace al cento per cento, e nessuno sarà prodotto in quantità così grandi da soddisfare l’intera popolazione mondiale». Averne due «ci aiuterà ad avvicinarci all’obiettivo di coprire l’intero pianeta».
Il vaccino da solo non basta
Solo a quel punto «Sarà immunizzata gran parte della popolazione, ma solo a condizione che vengano mantenute le attuali misure di attenzione. Mascherina, distanziamento sociale, lavaggio continuo delle mani. Al momento, nessun vaccino riuscirà da solo ad estinguere la pandemia». Insomma, chi credeva che il vaccino si sarebbe portato via le misure di distanziamento e i dpi, dovrà fare i conti con l’amara verità.
Durerà 6-8 mesi
«Il vaccino, le misure affidate alla nostra responsabilità e il tempo» faranno «diventare il coronavirus come un raffreddore. Un lavoro di Nature prevede che sarà per il 2024. Ma attenzione, meglio non illudersi. Ci sono troppe variabili, troppe cose impossibili da prevedere». Inoltre, ogni dose iniettata durerà «6-8 mesi. Significa che dovremo sottoporci alla vaccinazione ogni anno, come per l’influenza. Non sappiamo se servirà una sola dose».
L’incognita distribuzione
E per la distribuzione? Remuzzi spiega che «esistono tre diversi attori. Uno è Co-vax, l’associazione formata dall’Oms, dalla fondazione di Bill Gates e dal World Economic Forum tra gli altri». Poi ci sono le case produttrici, anch’esse impegnate «pubblicamente a distribuirlo in modo ampio. Infine, i singoli governi nazionali. E devono mettersi d’accordo tra loro». Ma il dialogo in questo momento manca: «Anche perché qualcuno dovrebbe riconoscere che il modo più veloce per rendere fruibile a tutti il vaccino sarebbe quello di togliere da subito il brevetto. E purtroppo sono abbastanza sicuro che questo non accadrà».
Cristina Gauri