Milano, 10 feb – Silenzio, parla il Maestro. Intervistato sul festival di Sanremo, Giulio Rapetti ormai nemmeno più in arte ma sui documenti Mogol risponde: “Non l’ho visto, vado a letto presto”.
Mogol: “Anche il rock era per i giovani, però….”
Mogol confessa ad Huffington Post che non ha avuto modo di vedere l’appena terminata edizione del festival di Sanremo, lasciando sottintendere che la manifestazione musicale più importante d’Italia ormai non gli provochi più una grande curiosità. “Ci sono molte nuove tendenze, come il rap ad esempio” gli spiegano i giornalisti. Ma Mogol non pare molto convinto: “E’ una forma musicale basata sulle parole e la ritmica. La linea melodica non c’è, c’è solo la parte ritmica. E’ musica per i giovani, come il rock. Anche il rock era musica per i giovani, lo è ancora. Ma aveva una melodia”.
“Musica nata sul web, si esaurisce subito”
“Credo si tratti di musica nata sul web” taglia corto Mogol. “Giovani che scrivono e mettono sul loro sito per far ascoltare le proprie canzoni ad altri giovani. Amano le tinte forti: è il loro modo di parlare, il loro linguaggio, a volte anche un po’ brutale. Però anche lì c’è del buono e del cattivo”. “Io preferisco il rock” continua il paroliere principe della musica italiana. “Mi piace. Sono un appassionato di Bob Dylan, ad esempio, ma ci sono stati tanti artisti. In Italia chi ha fatto un paio di pezzi rock molto belli è Lucio Battisti.”
Quando Mogol scrisse per Bowie
Quando l’intervistatore gli ricorda che ha scritto un testo anche per David Bowie (una delle ispirazioni dietro le “maschere” di Achille Lauro), Mogol dice: “Si per David Bowie ho fatto un testo originale che poi lui ha cantato in italiano Ragazzo solo, ragazza sola. Da questa canzone è nato un film di Bernardo Bertolucci “Io e te”. E’ un film costruito sulla canzone. La canzone arriva in un momento cruciale. Praticamente parla di due fratellastri, lui un uomo lei una donna che non si possono quasi sopportare, ma poi finiscono entrambi in una condizione disperata, si ritrovano, si abbracciano e in quel momento c’è la canzone. Dà una grande emozione”.
Le vittorie a Sanremo
“Io ho vinto Sanremo 4 volte” ricorda il paroliere meneghino. “Nel 1961 con Luciano Tavoli e Betty Curtis (Al di là), nel 1963 con Tony Renis (Uno per tutte) nel 1965 con Boby Solo (Se piangi se ridi) e nel 1991 con Riccardo Cocciante (Se stiamo insieme). Vede, la musica di una volta era dedicata a tutti. Adesso è più per i giovani. Non parlo solo del rap. Una volta le canzoni duravano di più, erano più longeve. Oggi forse si bruciano prima”. Mogol poi si concede una confessione: “Le confesso una cosa: c’è una canzone che reputo uno dei più bei pezzi della musica contemporanea in assoluto insieme a Mission di Morricone. E’ Anima Latina, di Lucio Battisti. Moderna, immortale, bellissima”. Ci ricorderemo di queste canzoni di Sanremo tra quaranta anni? Aspettiamo e vediamo.
Ilaria Paoletti
2 comments
Io invece vado a letto tardi, per motivi familiari; ma mi sono dimenticato perfino che ci fosse il festival. Del resto a quanto leggo non è più il festival della canzone italiana, ma del Politicamente corretto.
La decadenza, la superficialità, addirittura la tossicità, non possono che condizionare sempre di più anche la “musica”… L.Battisti aveva almeno un cuore…, sano.