Vediamo perchĆ©. Secondo la magistratura contabile: “Il total tax rate stimato per un’impresa di medie dimensioni, testimonia un carico fiscale complessivo (societario, contributivo, per tasse e imposte indirette) che penalizza l’operatore italiano in misura (64,8 %) eccedente quasi venticinque punti rispetto a quello che ĆØ dovuto in media dalle imprese europeeā. Non ĆØ migliore la situazione dei dipendenti. Il cuneo fiscale ĆØ in Italia “di ben 10 punti” superiore alla media europea. In pratica, ogni lavoratore paga allāerario il 49% della sua retribuzione “a titolo di contributi e di imposte”. La burocrazia poi non aiuta il contribuente. Infatti, lāimprenditore italiano impiega per mettersi in regola con il fisco 269 ore lavorative, più della metĆ del suo tempo.Ā Nel Rapporto 2017 sul coordinamento della finanza pubblica cāĆØ anche una critica non troppo velata ai bonus del governo Renzi. āSotto la spinta della crisi sono stati creati molti bonus fiscali. OccorrerĆ stabilire anche se e come rivedere le misure che hanno portato a unāattenuazione del prelievo su specifiche categorie di contribuentiā, scrivono i magistrati contabili. La Corte mostra anche le sue riserve sullāuso delle privatizzazioni per ridurre il debito pubblico: āQuanto al contributo delle dismissioni, difficilmente potrĆ risultare determinante nel breve e medio periodoā. ComāĆØ stato più volte detto su questo sito, far cassa con le svendite di stato non aiuta a migliorare i conti pubblici.
Padoan, però, fa orecchie da mercante. Tornando al tema della pressione fiscale, bisognerĆ attendere qualche giorno per leggere attentamente il contenuto del Def (Documento di Economia e Finanza). Le prospettive, però, non sono buone. Ā Perfino nello stesso Pd, si manifesta un certo scetticismo per lāoperato di Via XX Settembre. Se, infatti, lāidea di alzare le accise su tabacchi e alcol ĆØ tramontata, quella invece dellāIva, torna alla ribalta e potrebbe vedere la luce nella legge di bilancio che sarĆ approvata ad ottobre.Ā Si tratterebbe dello scatto delle famose clausole di salvaguardia previste lo scorso anno dallāex governo guidato da Matteo Renzi che si era impegnato ad alzare lāimposta di 19,2 miliardi se non avesse risanato il deficit. Da qui il timore sul tanto temuto aumento Iva dallāattuale ventidue al venticinque per cento. I dati della Corte dei Conti, dunque, non devono allarmarci. Nei prossimi anni potrebbe andare anche peggio.
Ā Salvatore Recupero