Roma, 16 feb – Diciamo la verità: chiunque abbia visto il film Wall Street è rimasto quantomeno intrigato dalla figura di Gordon Gekko, il trader senza scrupoli magistralmente interpretato da Michael Douglas. Allo stesso modo sono molti coloro che rimangono affascinati dalle quotazioni del succo d’arancia congelato nella pellicola natalizia Una poltrona per due.
Complice il bombardamento mediatico, soprattutto per chi naviga sul web, a base di annunci che promettono guadagni facili con il minimo sforzo, sempre più risparmiatori si addentrano nella giungla del Trading on Line, ovvero la possibilità di investire i propri denari sui mercati finanziari, direttamente da casa propria. Ma come tutte le foreste inesplorate i pericoli sono tantissimi, a maggior ragione per chi vi si addentra senza una preparazione specifica e con una buona dose di incoscienza.
Partiamo da una constatazione che può sembrare banale, i mercati finanziari sono per loro natura imprevedibili ed è davvero difficile, non manca chi sostiene che sia addirittura impossibile, prevederne le dinamiche. Non esiste un “sistema” infallibile per fare soldi sui mercati, le statistiche dimostrano che il 90 % dei soggetti privati (non professionali) che investe soldi in qualsiasi strumento di trading perde soldi nei primi 12 mesi, e soprattutto non esiste un metodo che elimini totalmente il rischio di queste perdite. Queste semplici considerazioni dovrebbero scoraggiare i neofiti che sognano di dare una svolta alla loro vita con il trading investendo i risparmi faticosamente accumulati, invece negli ultimi anni si è assistito ad un vero proliferare di piattaforme e di strumenti che spesso vengono affrontati dal risparmiatore con molta leggerezza, con le conseguenze di cui sopra.
Normalmente il primo passo del neo trader è aprire un conto on line. Oramai tutte le banche offrono questa possibilità, le piattaforme di trading sono di facile utilizzo, intuitive e hanno costi bassissimi per l’utente. Comprare azioni o obbligazioni sul mercato attraverso una banca on line non prevede rischi specifici, comunque non maggiori di quelli che si hanno comprandoli fisicamente presso i locali della banca di fiducia.
E’ vero che ci sono stati problemi con il cosiddetto Trading ad alta frequenza, ovvero algoritmi che permettevano ai gestori delle piattaforme di comprare titoli qualche frazione di secondo prima del cliente e rivenderli allo stesso ad un prezzo maggiorato di qualche centesimo, ma ora con l’introduzione in tutta Europa del regolamento MIFID 2 (Markets in Financial Instruments Directive) questo pericolo dovrebbe essere stato arginato con il deposito di tutti gli algoritmi usati presso appositi organi di controllo.
Il problema nasce semmai da un’eccessiva movimentazione del proprio portafoglio spesso slegata da qualsiasi motivazione logica, che in alcuni casi assume caratteristiche proprie della ludopatia, la ricerca maniacale e incontrollata del guadagno attraverso un numero spropositato di operazioni.
Ben più pericolose, e più remunerative per le piattaforme di trading on line che le propongono, le operazioni su derivati, in particolare negli anni passati abbiamo assistito ad un vero e proprio boom di negoziazioni in opzioni binarie e in CFD acronimo di Contratti per Differenza.
Le opzioni binarie sono strumenti che assicurano il pagamento di un importo predeterminato se l’evento (per esempio, raggiungimento di un determinato livello del prezzo di un’azione o del rapporto di cambio fra due valute) si verifica entro una predeterminata scadenza temporale. Se l’evento non si verifica si perde tutta la somma investita. In pratica il trader “investe” nel movimento futuro di alcuni beni come oro, materie prime, o azioni, provando a indovinare il valore di incremento o decremento di questi beni entro un certo periodo spesso brevissimo (anche soli 30 secondi). Si capisce dalla natura stessa dell’operazione come sia praticamente impossibile fare una previsione fondata valida per un periodo di tempo così breve, rendendo simile l’apertura di una posizione in opzioni binarie ad una scommessa più che ad un investimento. In molte nazioni è infatti considerata alla stregua di una scommessa sportiva, il che non rende le opzioni binarie una truffa, semplicemente non vanno considerate come un investimento.
Il loro grande successo era dovuto alla promessa di guadagni facili che puntualmente non si verificavano, senza contare i numerosi casi di operatori discutibili con sedi in paradisi fiscali che rendevano comunque difficile l’accesso ai propri soldi.
Fortunatamente l’Esma, l’autorità europea degli strumenti finanziari, ne ha finalmente proibito la negoziazione all’interno dell’Unione Europea con una delibera dell’estate 2018. Con lo stesso documento l’Esma ha voluto porre un freno allo sviluppo della nuova “moda” finanziaria, i Contratti per Differenza o CFD per i quali i siti che offrono la possibilità di investirvi devono specificare le percentuali di insuccesso e lo storico delle perdite ottenute dalla media degli investitori.
I CFD sono contratti tra un intermediario ed un investitore con i quali ciascuna parte si impegna a pagare all’altra la differenza tra il valore attuale di un determinato bene (azioni, valute, merci, indici finanziari, ecc.) e il valore che lo stesso bene avrà in futuro. Una volta aperta una posizione in CFD, l’investitore in qualsiasi momento può chiuderla versando o incassando il differenziale. I contratti per differenza rappresentano una particolare tipologia di derivato finanziario che non prevede lo scambio del bene sottostante tra compratore e venditore bensì la possibilità di speculare sulla volatilità del prezzo del bene.
I CFD inoltre utilizzano la leva finanziaria, ovvero danno la possibilità di operare con una frazione del capitale che sarebbe effettivamente necessario per acquistare o vendere il bene, questo vuol dire, senza entrare in tecnicismi, la possibilità di guadagnare ma ahimè anche di perdere più di quanto si è effettivamente investito. Se vi sembra complicato, sappiate che la realtà è ancora peggiore. Con questo tipo di strumenti è possibile infatti puntare al rialzo o al ribasso del prezzo di un bene (in gergo andare long o short), si possono attuare strategie antidirezionali cercando correlazioni negative tra beni diversi, si possono effettuare arbitraggi, insomma sono strumenti importanti di copertura per la gestione professionale di portafogli.
Ma qui sta il problema, perché strumenti così sofisticati e complicati dovrebbero interessare il piccolo risparmiatore? Ancora una volta la risposta va cercata nella pubblicità spesso ingannevole e nella promessa di guadagnare in modo semplice e facile. Pensate solamente che in questa tipologia di contratti il broker, ovvero l’intermediario, è lo stesso gestore della piattaforma che permette di operare. Nella stragrande maggioranza dei casi vi è quindi un interesse opposto rispetto al cliente, ovvero esattamente come per i giochi d’azzardo, non vi è e non vi può essere un obiettivo comune tra lo scommettitore ed il banco, se uno vince l’altro perde.
Anche in questo caso con l’intervento dell’Esma si spera che la situazione migliori ora che tutti i broker sono obbligati a pubblicare le percentuali di successo o meglio di insuccesso dei loro clienti. Normalmente la quota di investitori che perde soldi utilizzando questi strumenti varia dal 79% all’89% secondo i dati riferiti dalle piattaforme stesse.
Altre tipologie di investimento piuttosto diffuse ma che dovrebbero essere riservate esclusivamente ad operatori professionali o a persone molto esperte in materia, sono quelle sul mercato delle valute; nella versione tradizionale operando sul Foreign Exchange Market (chiamato comunemente Forex) o nella versione digitale, negoziando le famose criptovalute come bitcoin, ethereum e similari.
Il Forex è il mercato finanziario più grande e più liquido del mondo aperto 24 ore per cinque giorni e mezzo alla settimana, dove si scambiano coppie di valute. In pratica si decide di investire sulla possibilità che una moneta si apprezzi o si deprezzi nei confronti di un’altra, ad esempio si punta ad un rialzo del dollaro nei confronti dell’euro, oppure della sterlina nei confronti dello Yen giapponese. I rischi sono insiti nella natura di qualunque investimento, ma per affrontare questi mercati è assolutamente necessaria una profonda conoscenza di economia, occorre analizzare dettagliatamente le politiche fiscali e monetarie dei paesi adottanti le valute, le dinamiche dei tassi di interesse e molti altri fattori che ancora una volta, rendono questa tipologia di investimento assolutamente sconsigliata agli investitori meno esperti.
Discorso completamente diverso per quanto riguarda le criptovalute, monete virtuali decentralizzate che non rientrano quindi sotto il controllo di istituti finanziari o governi. Occorre dire che l’entusiasmo verso questo tipo di investimento sta rapidamente scemando a causa da una parte dalla difficoltà di operare materialmente su questa tipologia di valute, dall’altra dallo scoppio della bolla speculativa che ha portato la maggior parte di queste monete a perdere gran parte del loro valore negli ultimi mesi (il bitcoin ad esempio ha perso oltre il 70% negli ultimi 9 mesi). Molte sono le cause che hanno portato al rapido decremento del loro valore e che dovrebbero far suonare molti campanelli d’allarme ai potenziali investitori. Innanzitutto non fanno parte di un mercato regolamentato, questo se da un lato ne ha favorito l’espansione, costituisce un grosso limite, per l’assoluta mancanza di trasparenza nella determinazione del prezzo che può subire improvvise ed imprevedibili oscillazioni, anche di notevole entità. Non sono ancora accettate comunemente come mezzo di pagamento, rendendo il loro valore a lungo termine molto incerto. Non c’è inoltre modo di proteggersi dagli errori umani, tecnologici o da frodi e non esiste un sistema di rimborso Per tutti questi motivi, pur mantenendo grandi potenzialità come strumenti di pagamento, le criptovalute non costituiscono una forma di investimento adatta al piccolo investitore.
Ad oggi ancora troppe persone inseguono l’idea di abbandonare il proprio lavoro per diventare ricchi con il trading on line, finendo per perdere il proprio capitale, purtroppo non esistono scorciatoie. Come in qualsiasi altro settore occorre studiare tanto, cercare di conoscere molto bene la materia in tutti le sue sfumature, fare molta esperienza sul campo e avere anche un pizzico di fortuna.
Claudio Freschi
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