
“Oggi iniziamo a scrivere il prossimo capitolo della storia di Pininfarina. Siamo orgogliosi e felici di entrare a far parte del gruppo Mahindra”, ha detto l’amministratore delegato, Silvio Pietro Angori. “Pininfarina resta un marchio italiano. L’azienda resta in Italia. Le maestranze restano in Italia. Le attività di ingegneria restano in Italia”, ha commentato invece Paolo Pininfarina, nipote del fondatore.
Un entusiasmo che non trova, tuttavia, riscontri nella realtà. Invece che un accordo alla pari, sembra più che altro trattarsi di una svendita a prezzi di saldo. L’acquisto delle azioni detenute da Pincar, infatti, avverrà a 1.1 euro per azione. Un valore ben lontano da quelli di mercato: venerdì il titolo aveva chiuso a 4.2 euro, oggi le contrattazioni hanno chiuso a 1.2 euro, prezzo vicino a quello dell’opa. Un calo sufficiente a far registrare un tonfo di quasi il 70%, bastante per poter dire che Pininfarina è stata ceduta a quasi un quarto del suo valore.
“In un mondo globalizzato l’imprenditorialità e i capitali non hanno un passaporto”, ha avuto l’ardire di sottolineare sempre Paolo Pininfarina. Non avranno passaporto, ma quando si tratta di partecipare alle aste fallimentari arrivano sempre in Italia.
Filippo Burla