Da anni siamo pungolati da un tormentone che toglie il fiato. Avremmo vissuto al di sopra delle nostre possibilitร , goduto di privilegi che i luterani Paesi del Nord se li sognavano. Non avremmo esitato a saccheggiare le finanze pubbliche incuranti delle generazioni future e del senso responsabilitร . Da qui nascerebbe quel debito che oggi ci strangola e che diffonde tra gli italiani una vaga idea di colpa come se avessimo allโimprovviso importato e fatto nostro il doppio significato del tedesco Schuld: colpa e debito.
Ebbene per valutare adeguatamente la presunta eccezionalitร del nostro debito essa andrebbe rivista e
Siamo nel 1881, riportano anche i report storici sfornati del ministero del Tesoro, e siamo al battesimo della nostrana arditezza fiscale. Allora, con la salita della Sinistra storica al potere e con Agostino Depretis in sella allโesecutivo, sforiamo col debito pubblico. Ma รจ solo la prima di molte altre volte. A determinare lโeccesso di spesa in quel lontano anno intervengono tre fattori. Da un lato, un fattore strategico: la necessaria statalizzazione delle ferrovie che serviva a restringere le distanze in uno stato ancora molto diviso e a regolare un sistema di comunicazioni in mano a privati. Ma se questa era unโesigenza prioritaria per lโinteresse nazionale le altre due ragioni probabilmente affondavano le loro ragioni nel malcostume clientelare.
Si trattava del fallimento dei comuni di Napoli e Roma. Il governo si trovรฒ a dover chiedere, ben prima che nascesse la Banca dโItalia, agli istituti di credito privati autorizzati di emettere titoli di stato per recuperare 170 milioni di lire di allora per il capoluogo partenopeo e 50 per la capitale. La lunga storia del debito pubblico italiano comincia da lรฌ. Ma la sua storia procederร ancora a lungo. Per venticinque anni nulla si riuscรฌ a fare. Poi la situazione migliorรฒ grazie allโoculata politica giolittiana. Poi tra il 1918 e il 1924, in seguito ai debiti di guerra, la situazione riprecipitรฒ nuovamente ma le politiche messe in atto, ai tempi del fascismo, da Giuseppe Volpiย riuscirono ad abbattere nuovamente il debito che tornรฒ a farsi sentire tra il 1941 e il 1943 in tempi di guerra.
La situazione fila liscia per tutti gli anni della Guerra Fredda. Ma gli anni che seguono sono esiziali. Le politiche di adesione allโUnione europea a partire degli anni Novanta riducono i margini di manovra dei governi, rendono indipendente la Banca dโItalia e impossibile la leva monetariaย per gestire il peso del debito. Cosรฌ questo finisce per esplodere.
Secondo Leonida Tedoldi non si tratta perรฒ di malgoverno. Semplicemente la situazione storica cambia e il debito diventa uno strumento utile alla conquista del consenso. Ma senza la sovranitร monetaria esso diventa incontrollabile. I governi che via via si succedono al potere tentano di assicurarsi lโappoggio dei governati mettendo in atto delle politiche di spesa espansive, secondo lโautore. Insomma il debito sarebbe il frutto di un errato accordo elettorale tra eletti ed elettori.
Ma queste politiche di spesa, diciamo invece noi, servono per consolidare le conquiste sociali degli anni passati senza abbandonare lo Stato sociale al suo destino neoliberista dove tutto, dalla sanitร alla scuola, deve recare profitto. Per ย contrastare perรฒ il dissolvimento del welfare lโindebitamento si acuisce fino a dovere cercare liquiditร presso investitori esteri visto che con Maastricht e lโeuro la leva monetaria non spetta piรน allo Stato ma alla BCE.
Secondo Tedoldi cosรฌ assistiamo allโalterazione della sovranitร del debito. Esso non รจ piรน in mano ai cittadini e agli istituti di credito nazionali ma a finanziatori stranieri che pretendono di trarre, bene che vada, guadagno dai prestiti erogati. Se questa รจ la storia fino a qui conviene chiedersi se mai ci ritroveremo nelle condizioni di attuare una riconversione sovrana del debito. O magari nella possibilitร poterlo tagliare grazie a un nuovo ruolo strategico ritagliatosi dallโItalia sulla scena internazionale.
Simone Paliaga
40