Nel dettaglio delle cifre, si rileva la maggiore incidenza del dato per quanto riguarda il meridione: qui, la percentuale cresce fino a sfiorare il 21%. In altre parole, nelle provincie del sud d’Italia più di un lavoratore su cinque è senza occupazione. Superiore rispetto alla media nazionale è anche il tasso dei disoccupati stranieri che, pur in leggera diminuzione, segna comunque il 16.9%.
Resta sempre drammatica la situazione per i giovani nella fascia 15-24 anni, fra i quali il tasso di disoccupazione cresce nell’anno di 2.6 punti percentuali, arrivo al 42.7%. Ancora peggio va, anche qui, nel mezzogiorno, dove si raggiunge un piccolo -relativo alle donne in cerca di occupazione- vicino al 60%.
In controtendenza è invece l’occupazione, che cresce di un modesto +0.4%. Tale percentuale è tuttavia riferibile solo alla fascia di età con almeno 50 anni, mentre per quelle 15-34 e 35-49 si registrano cali pari, rispettivamente, a -148mila e -162mila. Si fanno qui sentire gli effetti della riforma delle pensioni targata Fornero: costringendo i lavoratori a mantenere il posto per più anni, viene sempre meno il ricambio generazionale.
Le prospettive sul breve termine, secondo i dati forniti dall’istituto di statistica, non sono forieri di speranze circa una possibile ripresa. Crescono infatti coloro che non sono alla ricerca attiva di un’occupazione, i cosiddetti scoraggiati, che vanno ad ingrossare le fila con 173mila unità in più.
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