Firenze, 17 ott – Grande preoccupazione e contestazione in questi giorni negli aeroporti della Toscana dopo l’annuncio di Toscana Aeroporti di voler esternalizzare tutti i servizi a terra negli scali di Firenze e Pisa. Secondo l’Enac fare spazio a più operatori di “handling”, ovvero tutte le operazioni relative al carico, lo scarico, il controllo, la pulizia, il rifornimento di un velivolo e all’assistenza a terra è un obbligo per gli scali che superano i 2 milioni di passeggeri, esistendo in tal senso una direttiva Ue del 1996, recepita dal governo italiano nel 1999, alla quale non ci si può sottrarre. L’Unione Europea impone che questi servizi siano inseriti in un regime di libero mercato, sostenendo che abbassando i costi dell’ “handling” alle compagnie aeree, queste poi abbasserebbero i prezzi dei biglietti ai passeggeri.
Oltre a questo, una domanda importante che è necessario porsi: quale sarà il costo sociale di questa ennesima liberalizzazione, peraltro all’interno di un settore strategico per lo Stato come quello del trasporto pubblico? I dipendenti di Toscana Aeroporti coinvolti in questa vicenda sono oltre 700 e per ognuno di loro da oggi il futuro diventa incerto, visto che se si dovesse andare avanti verrebbero scaricati dalla società, con l’unica speranza di essere riassunti da una cooperativa o da una delle società di handling, ma in ogni modo con un conseguente cambio di contratto, che li porterà nella migliore delle ipotesi da un contratto collettivo trasporti a uno delle società multiservizi, con il passaggio dall’art. 18 all’insicurezza del Jobs Act, comportando anche la perdita degli integrativi conseguiti negli anni e dell’anzianità di servizio maturata.
Enac si è affrettata a ribadire che la liberalizzazione deve rispettare parametri stringenti sui quali c’è la possibilità di vigilare, assicurando che le gare d’appalto non saranno al massimo ribasso. Ma anche qui alcune domande sorgono spontanee: come mai negli scali italiani nei quali il settore è stato liberalizzato la corsa al ribasso si è puntualmente verificata? Come mai sono nate come funghi società di handling e cooperative che hanno portato a subappalti dove ognuno applica il contratto che vuole? I gestori aeroportuali si sono ritrovati di fatto ad amministrare un ricchissimo business, lasciando la moltitudine di operatori di servizi a scannarsi, con le tariffe ai passeggeri rimaste praticamente immutate.
Insomma, dopo aver toccato con mano le numerose fallimentari svendite in altri settori strategici, dove i privati hanno fatto cartello annullando il risparmio sulle tariffe (ad esempio la telefonia, l’energia o, restando nel campo dei trasporti, la navigazione) ci troviamo probabilmente ancora una volta di fronte ad un regalo fatto ai grandi gruppi economici che in questo modo, grazie alla complicità dell’Ue e di alcuni politici italiani, massimizzano i profitti sulla pelle dei lavoratori. Esempio lampante sono gli aeroporti di Malpensa e Fiumicino, dove i dipendenti vivono in perenne insicurezza, venendo rimpallati tra i vari operatori di handling che si alternano alla vittoria degli appalti, spesso rimettendoci, ad ogni cambio di proprietà, salari, diritti e salute, con il tutto che rischia di ripercuotersi poi sull’efficienza e sulla sicurezza degli scali, fattore non di secondo piano se si considera anche il momento storico che sta vivendo l’Europa in tema di terrorismo.
Saverio Di Giulio
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