
Ma non ci sono solo Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti nell’occhio del ciclone. Nel nord Italia c’è una realtà creditizia che andrebbe monitorata costantemente perchè negli ultimi anni a brillare nei Cda sicuramente sono stati i guadagni personali e non di certo la trasparenza.
L’istituto di cui stiamo parlando è Veneto Banca che è stata definita da un portavoce dell’Istituto ‘la Lehman Brothers montebellunese‘ in accordo con quanto riportato da IlGazzettino.it. La Banca d’Italia è intervenuta quasi due anni fa con rilievi pesantissimi sui bilanci e imponendo di fatto un cambio al vertice dell’istituto. Ricambio che è stato solo parziale, dato che appunto l’amministratore delegato Vincenzo Consoli, vero e proprio dominus della banca, è rimasto ai vertici in qualità di direttore generale fino alla fine di luglio.
Ad oggi c’è ancora in essere un’inchiesta formale, ci sono forti dubbi sulla contabilità e sulla metodologia adottata per determinare il prezzo delle azioni (non quotate), emergono prassi e consuetudini non propriamente lecite per l’erogazione dei crediti, cresce il sospetto che gli stress test della Bce siano stati superati grazie a maquillage contabili.
Ma Veneto Banca, a differenza delle quattro banche oggetto del decreto, non riceverà alcun aiuto dal governo ma si rafforzerà con un aumento di capitale e con la quotazione in Borsa. Ma questo percorso non sarà certamente una passeggiata per i vecchi azionisti in quanto i titoli attualmente, essendo non ancora quotati, possono essere ricomprati solo dall’istituto di credito ad un prezzo talmente irrisorio da non sembrare reale.
Il prezzo dei titoli è stato difatti fissato a 7,30 euro contro il 39,50 euro stabiliti lo scorso aprile in accordo con quanto riportato dall’Associazione Altroconsumo che per i titoli Veneto Banca, e per quelli della Banca Popolare di Vicenza, parla di ‘quelle azioni di cui non ti liberi‘.
Per i piccoli azionisti di Veneto Banca le strade irte e difficoltose sono due: o si accetta il prezzo di 7,30 euro offerto in recesso accollandosi però così una perdita di valore pari all’81%, oppure attendere la quotazione in Borsa e sperare in un risanamento dell’istituto che porti il titolo a rivalutarsi nel tempo.
Se ne saprà di più a conclusione dell’assemblea straordinaria dei soci di Veneto Banca che è fissata per il 19 dicembre del 2015 quando all’ordine del giorno ci sarà la trasformazione dell’Istituto in società per azioni, e l’approvazione di un aumento di capitale da 1 miliardo di euro in vista della quotazione in Borsa.
Quel che è certo è che in assenza di una supervisione politica e statale esterna, il settore creditizio diventa una giungla di disavventure per gli sventurati piccoli risparmiatori ma al contempo un forziere senza fondo per molti sciacalli in giacca e cravatta.
Giuseppe Maneggio