San’a, 20 mar – Strage nella capitale dello Yemen. Un gruppo di kamikaze, secondo quanto riportato da Al Jazeera, si è fatto saltare in aria in due moschee di Sana’a, frequentate dagli sciiti Houthi, durante la preghiera del venerdì. Il bilancio parziale è al momento di 120 morti e circa 300 feriti. Corrispondenti della CNN riferiscono che le esplosioni sono avvenute all’interno delle moschee di al-Badr, zona sud della capitale, e di al-Hashahush, nel nord della capitale.
Attacco diretto ai fedeli zaydisti, culto sciita radicato in Yemen, di cui fanno parte gli Houthi che recentemente hanno preso il controllo della capitale e che hanno costretto il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi ad abbandonare la capitale e stabilirsi ad Aden. Ieri lo stesso Hadi è scampato ad un attentato. Lo Yemen brucia, è spaccato in due fronti ufficiali, quello governativo e quello sciita, una divisione che si sta trasformando sempre più in guerra civile e che alimenta la pericolosa variabile del fondamentalismo islamico.
Una situazione che non sembra promettere nulla di buono, almeno a breve termine, con gli Stati Uniti che hanno interrotto le relazioni diplomatiche con San’a da quando la capitale è passata sotto il controllo delle forze sciite. Washington continua a sostenere infatti il presidente Hadi, che al momento però sembra sempre più isolato all’interno della repubblica araba, dove il petrolio, i cui giacimenti insieme a quelli dell’Arabia Saudita sarebbero tra i più grandi al mondo, rappresenta il 90% delle esportazioni totali.
Eugenio Palazzini