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Dieselgate: fermato l'ad di Audi. "Rischio occultamento delle prove"

by La Redazione
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Monaco di Baviera, 18 giu – L’amministratore delegato di Audi, Rupert Stadler, è stato fermato e preso in custodia dalla polizia. Lo ha reso noto l’ufficio del pubblico ministero di Monaco, lo stesso che una settimana fa aveva accusato Stadler e un altro membro del board di frode. Secondo la procura si tratta di un provvedimento necessario perché c’è il “rischio di occultamento delle prove”. Finora Audi non ha rilasciato commenti. Intanto il titolo Volkswagen perde l’1,6% in Borsa.
Il manager è indagato nell’ambito del Dieselgate, lo scandalo dei dati falsati sulle emissioni dei veicoli diesel che ha coinvolto la casa automobilistica tedesca, compresi alcuni suoi marchi, tra cui appunto Audi. E che le è costato finora più di 27 miliardi di dollari tra richiami di veicoli, procedimenti giudiziari in 55 Paesi del mondo e sanzioni. L’ultima, di un miliardo, decisa dalla procura di Stato di Braunschweig e che Volkswagen ha accettato di pagare, riconoscendo di fatto le sue responsabilità.
Soltanto una settimana fa la procura di Monaco aveva disposto perquisizioni nelle abitazioni private e negli uffici personali del Ceo e di un altro membro del board. A entrambi, infatti, sono contestati il reato di frode e di aver contribuito ad emettere certificati falsi. Ma nel corso delle indagini sui vari filoni del Dieselgate i tribunali tedeschi avevano già fatto irruzione nelle case e nei luoghi di lavoro dei dipendenti Audi in Germania a febbraio, marzo e aprile, compresa la sede centrale a Ingoldstadt.
È di inizio giugno, invece, il richiamo di circa 60mila modelli Audi A6 e A7 da parte dell’Agenzia federale dell’automobile (Kba). Un provvedimento diventato necessario dopo la scoperta nei veicoli di un software illegale in grado di distorcere i livelli di emissione di gas inquinanti.
Attualmente nell’ambito del Dieselgate sono sotto inchiesta l’ex amministratore delegato di Volkswagen, Martin Winterkorn, e il suo successore Martin Muller, oltre che l’attuale capo del consiglio di sorveglianza del gruppo, Hans Dieter Poetsch, e l’attuale ceo di Volkswagen, Herbert Diess.
Lo scandalo è scoppiato nel settembre del 2015, dopo che l’Agenzia ambientale degli Stati Uniti (Epa) ha accusato Volkswagen di aver equipaggiato 11 milioni di auto diesel, di cui circa 600mila negli States, con un software in grado di truccare il risultato dei testi anti-inquinamento e di occultamento delle emissioni fino a 40 volte gli standard consentiti.

Il gruppo tedesco deve rispondere anche di manipolazione del mercato azionario: gli investitori lo accusano di aver informato troppo tardi il mercato in merito all’inchiesta.

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1 commento

matt 19 Giugno 2018 - 12:42

l’attacco all’europa che produce, ordito dagli yankees e dai loro emissari, va avanti inesorabile…
Toyota subito dopo aver ripreso la leadership mondiale, ieri ha vinto la 24h di le mans (feudo per anni di vw-audi-porsche)… fca a produrre calessi made in usa e mezzo mondo a farsi bella in borsa a londra….
entrambe in mano a fondi statunitensi-olandesi si fregano le mani…

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