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Francia e Russia, un legame sempre più stretto (aldilà delle sanzioni)

by La Redazione
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Parigi, 22 set – La Russia è certamente un paese chiave per gli attori economici francesi. Total e Vinci mantengono strette relazioni con gli oligarchi russi, assumendo così una certa vicinanza al Cremlino, nonostante le controversie su argomenti come la Siria o la posizione del Presidente Putin nei confronti della estrema destra europea. La distanza politica mostrata dai capi francesi è credibile? Gli interessi economici possono essere separati – e lo devono essere – dalle opinioni politiche. La comunità imprenditoriale francese, nonostante le attuali tensioni politiche, è molto interessata al mercato russo. Secondo Alexandre Tourov, rappresentante commerciale russo in Francia, il volume degli investimenti francesi in Russia ha superato il valore di 15,2 miliardi di dollari. L’illustrazione della portata della politica economica della Francia nei confronti della Russia comporta alcuni progetti che, nonostante la loro scarsa visibilità a livello mediatico, rappresentano contratti multimilionari e coinvolgono i principali attori appartenenti della sfera politica ed economica.
Fra questo rientra il progetto Yamal LNG, che ha un valore di $ 27 miliardi ed è rivolto all’estrazione del gas e allo sfruttamento industriale di vasti giacimenti di idrocarburi nell’estremo Nord della Russia. I principali attori francesi come Total e Vinci hanno siglato una partneship con alcuni oligarchi russi. Troviamo quindi a capo di questo progetto Total, che controlla il 20%, ma anche il 16% di Novatek, la compagnia di gas russa che detiene la maggioranza di Yamal LNG,che è stata creata per lo sfruttamento del gas della penisola. Il gruppo Total non è l’unica azienda francese coinvolta in questo progetto faraonico. Infatti il gruppo Vinci, colosso delle costruzioni, ha realizzato i serbatoi per lo stoccaggio del gas liquefatto. Un’altra società francese coinvolta nel progetto è la Technip che si è fusa con la FMC americana, specializzata in project management, ingegneria e costruzione nel settore dell’energia e che si è occupata dell’impianto di liquefazione per un budget totale di 4,5 miliardi di euro .
Per Total e le altre società francesi coinvolte nel progetto, la posta in gioco è strategica e  quindi la determinazione con cui gli stakeholder si sono aggrappati alla sua realizzazione è pienamente comprensibile e giustificabile in una ottica di guerra per le risorse. Nonostante la crisi ucraina e le sanzioni economiche imposte dall’Occidente, Total e Novatek hanno portato avanti i loro obiettivi senza operazioni in dollari e senza coinvolgere gli attori statunitensi. Di conseguenza la Russia è, al momento attuale, il maggiore fornitore di risorse di idrocarburi per Total.
Accanto a Total, altre aziende francesi come Engie ed EDF, da parte loro, sono responsabili del gas liquefatto trasportato via mare dai terminali artici a quelli francesi, ma sono anche coinvolti nella strategia geopolitica del gas in Russia attraverso condotte ad hoc in grado di bypassare l’Ucraina e l’Europa. D’altronde anche il progetto Nord Stream 2 rappresenta  l’esempio perfetto del coinvolgimento della Francia ai più alti livelli degli interessi economici russi.
La Russia, con la sua riconosciuta competenza nel campo della strategia di influenza, è stata in grado di creare una “Russosfera” nei vari circoli francesi, composta da un sostegno più o meno esplicito da parte di Putin nei confronti dei politici francesi, dei grandi uomini d’affari, dei media pro-Cremlino come RT o Sputnik, ma anche nei confronti del mondo accademico. Una miscela eterogenea insomma dove associazioni e altre istituzioni lavorano insieme per la prosperità delle relazioni economiche tra i due paesi, come la Camera di commercio e l’industria franco-russa.
Nonostante il clima teso a livello politico determinato dalle sanzioni americane ed europee e dalle molte polemiche sulla posizione della Russia nel conflitto siriano, la Francia continua a lavorare per consolidare buone relazioni con il governo russo. L’esempio più recente è l’incontro organizzato alla fine di gennaio tra Putin e i dirigenti di Danone, Dassault Aviation, Thales, Pernod Ricard, Credit Agricole, Leroy Merlin, Renault, Sanofi, Schneider Electric, Air Liquide e Total insomma con i principali gruppi francesi situati in Russia. Incontri principalmente avviati dalla Camera di Commercio franco-rusao non a caso co-presieduta da Gennady Timchenko e Patrick Pouyanné, due giocatori attivi fra l’altro proprio nel progetto Yamal LNG. Ebbene questo tipo di partnership rappresenta certamente un forte segnale inviato sia all’opinione russa che ai leader europei: gli interessi economici e la prosperità del business per la Francia nel mercato russo sono interessi fondamentali. La chiave per salvaguardare queste relazioni è sapere come gestire una strategia di informazione che rispetti le politiche ufficiali di restrizioni senza offendere i decisori politici ed economici della Russia.
Nonostante le forti tensioni tra l’Occidente e il paese di Vladimir Putin in seguito al caso Skripal e alla situazione in Siria, Macron ha deciso di continuare la sua visita di Stato in Russia, in occasione del Forum Economico Internazionale San Pietroburgo (SPIEF) tenutosi il 24-26 maggio scorso. Questo Forum ha dato la possibilità alla Francia di promuovere gli interessi delle aziende come Air Liquide, Auchan, Danone, Michelin, Sanofi, Schneider Electric, Servier, Société Générale, Technip FMC e Total. Ma il forum di San Pietroburgo è stato anche un’opportunità per Parigi per dimostrare che i suoi interessi erano lontani dal coincidere con quelli di Washington e che l’alleanza con Mosca è fondamentale per l’industria francese. Anche se la Francia sta ancora lottando per trovare il giusto equilibrio tra la cooperazione filorussa e le sanzioni degli Stati Uniti, le sue aziende stanno dimostrando di avere una visione di lungo termine volta a tutelare gli interessi geoeconomici al di là della egemonia americana.
Giuseppe Gagliano

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