Roma, 4 lug – Per chiunque non voglia coraggiosamente accodarsi o sottostare a questo massacro culturale e tutto rivolto contro l’occidente, sorge l’occasione, per gli uomini liberi, di schierarsi contro i nuovi talebani iconoclasti e razzisti, ossia contro i sedicenti antifascisti e antirazzisti del blacklivesmatter.
L’occasione ci viene fornita dalle atrocità che la Cina comunista sta perpetrando ad Hong Kong contro la popolazione in stato di febbrile angoscia per le progressive leggi cinesi totalmente liberticide. L’antico patto con il Regno Unito secondo cui si profilava “un paese, due sistemi”, dunque una democrazia in seno ad una dittatura spietata, è di fatto venuto meno a causa del Dragone che intende annettere Hong Kong tramite l’uso di violenza indiscriminata e leggi folli per le quali verrà arrestato chiunque sia in odore di sovversione. E là, il sovversivo è chiunque “si rifiuti di cantare con adeguato atteggiamento solenne l’inno nazionale cinese, chiunque si azzardi a intonare canzoni o inni non approvati, a impugnare una bandiera o un cartello di tenore autonomista o peggio indipendentista, a manifestare opposizione al legittimo governo di Hong Kong o della Cina stessa”.
Naturalmente il nostro governo di inetti, col ministro degli Esteri Di Maio lì trovatosi per caso, è incerto sul da farsi anche perché il Movimento 5 Stelle ha sempre stretto la mano alla dittatura cinese, alla faccia della trasparenza e della democrazia diretta.
Gli “antirazzisti” tacciono sulle atrocità di Hong Kong
Siamo stati, nelle ultime settimane, massacrati dallo slogan totalmente fasullo del blacklivesmatter, volendoci far credere che il mondo bianco debba oggi accusare sensi di colpa per fatti avvenuti secoli fa, scusandosi della grandezza economica, tecnologica e spirituale (loro hanno Malcolm X, noi Aristotele) che lo caratterizza rendendolo migliore delle altre etnie. Come già detto, si tratta di un malcelato tentativo di distruzione totale di una civiltà, di azzeramento umano e culturale che ha avuto precedenti esempi solo con le comunità talebane islamiche. Da costoro dobbiamo difenderci, e costoro tacciono, naturalmente, sulle atrocità commesse dal regime comunista cinese. Questo perché si tratta di impavidi comunisti, talvolta non dichiarati, che pur sognando la dittatura del proletariato, rimangono qui a godere a pieno delle libertà occidentali. Sono vigliacchi, ignoranti e violenti.
Al loro insignificante blacklivesmatter possiamo e dobbiamo contrapporre il nostro yellowlivesmatter, ponendo di fronte alle falsità dei sedicenti antirazzisti le vere ingiustizie che il regime cinese sta infliggendo ad un popolo reo di voler vivere in libertà.
Una battaglia di libertà
Il fascismo è parte della storia d’Italia, sebbene l’intellighenzia della sinistra mondiale intenda estenderlo e spanderlo su chiunque non si accodi alla narrazione liberal. Il comunismo è un fatto attuale che produce morte e la quotidiana soppressione della libertà. I grandi indignati dei giorni nostri, i grandi censori delle frasi e delle idee non proferiscono parola contro i soprusi commessi e pianificati dal partito comunista cinese per mezzo dell’esercito. Un popolo, quello di Hong Kong, è in prima fila nella battaglia per la libertà ed è altamente probabile che ne uscirà sconfitto. Le uniche nazioni occidentali che si sono schierati contro la condotta del Dragone sono gli Stati Uniti di Trump e il Regno Unito di Boris Johnson, altri due personaggi che il mondo fucsia definisce aprioristicamente fascisti e pericolosi, segno che, invece, dovremmo tenerceli stretti.
Manca, oggi, la verità e il coraggio della verità. Se la sinistra occidentale intende inginocchiarsi di fronte a un afroamericano ucciso e a Cristoforo Colombo fracassato a terra, faccia pure, ma non pretenda che il resto della società mandi il proprio cervello all’ammasso solo perché è di moda come fare la raccolta differenziata. La parte maggioritaria di questa fetta di mondo, silente per troppo tempo, ha e avrà il coraggio di vivere in libertà e di schierarsi contro i profanatori della memoria e dalla parte di un popolo oppresso dalla violenza comunista.
Lorenzo Zuppini