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L’attentato a “Stalingrado” e la tregua olimpica di Sochi

by La Redazione
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olimpiadi-greciaMosca, 31 dic – Hanno decisamente sbagliato luogo per compiere il loro gesto la donna che, imbottendosi di tritolo, si è creata il proprio inferno personale e l’altro attentatore suicida. Sono andati a Volgograd, già Stalingrado, simbolo della tenacia russa a respingere ogni offensiva, anche la più folle. Così facendo, senza saperlo, hanno evocato un simbolo, hanno riattivato un mito, latente nell’animo del popolo russo.

Una trentina di morti, in due suicidi. Ma forse gli effetti non sono quelli sperati dai pianificatori della strage. La Russia si stringe attorno al suo leader, come accade nella storia di ogni popolo nei momenti di emergenza. Putin può delineare la sua reazione che è fatta di pugno di ferro e mano tesa: pugno chiuso contro ogni infiltrazione terrorista nel territorio della Federazione, mano tesa nei confronti dei milioni di musulmani, che dentro e fuori dai confini della Russia vivono in pace con il Cremlino.

La Russia nel 2013 ha impedito una guerra contro la Siria, una guerra che facilmente sarebbe dilagata in direzione del Libano a Ovest, dell’Iran ad Est, di Israele ed Egitto a Sud. Gli stessi soggetti che insanguinano la Siria sono quelli che portano il terrore in Russia.
Ora diventa importante scandagliare i flussi di finanziamenti, i maestri d’armi del terrorismo suicida, e la rete dei predicatori che diffonde quella autentica eresia del vero Islam che è il fanatismo salafita.

Non ci fanno una bella figura quei politici occidentali, che dissimulano dietro motivazioni ideologiche un po’ frivole (i gay, le cantanti bestemmiatrici, i miliardari già rapinatori di risorse del sottosuolo) i propri interessi geopolitici conflittuali con la Russia e che hanno annunciato di disertare gli stadi olimpici di Sochi. Da oggi Sochi è un po’ una Termopili d’Europa e del mondo civile: quello che disinnesca le bombe (e le guerre).

Putin a Sochi ci sarà: sarebbe bello che ci fossero anche la Merkel e Obama, il nostro Enrico Letta, Netanyahu ed Hollande, e perché no Assad, Ruhani e i principi sauditi. Le Olimpiadi nascono in Grecia come tregua sacra. Chi oggi, con varie motivazioni diplomatiche, diserta gli stadi della Olimpia russa rischia di somigliare almeno un pochino – contro le proprie intenzioni – ai barbari che la tregua olimpica violano.

Alfonso Piscitelli

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