Roma, 2 ago – Sono stati rimpatriati, con un volo speciale, 36 italiani che si trovavano in Niger. Nella nazione dell’Africa Occidentale, in cui esattamente una settimana fa è andato in scena un colpo di Stato, restano però altri connazionali. “Una quarantina di concittadini italiani che hanno deciso di rimanere nel Paese e sono in gran parte operatori delle Ong di grande esperienza che conoscono la realtà nigerina”. A rivelarlo è il ministro degli Esteri Antonjo Tajani, intervistato da Rainews24. “Sono contattati costantemente dalla nostra ambasciata, che rimane pienamente operativa, e dall’unità di crisi della Farnesina”, ha specificato il ministro.
Rimpatriati dal Niger, non solo italiani
I 36 italiani rimpatriati sono arrivati in Italia con un volo speciale, un Boeing 767 dell’Aeronautica militare, predisposto dal governo, atterrato stamani sulla pista dell’aeroporto militare di Ciampino alle 05:09.
A bordo del volo messo a disposizione dall’Italia c’erano in tutto 87 persone: i suddetti 36 italiani, 21 statunitensi, quattro bulgari, due austriaci, un nigeriano, un nigerino, un ungherese e un senegalese. “Siamo soddisfatti, perché siamo riusciti a riportare in Italia tutti i nostri connazionali che lo avevano chiesto”, ha detto Tajani.
Tajani esclude intervento militare
Il ministro ha poi ringraziato “l’Aeronautica, le forze armate, l’Ambasciata italiana in Niger e la nostra Unità di crisi. Abbiamo seguito con il presidente del Consiglio tutto quello che stava accadendo in Niger – ha dichiarato ancora – siamo riusciti anche ad accogliere sul nostro aereo 21 cittadini Usa e altri non europei, compreso un australiano. Tutto si è svolto in maniera ordinata. Un successo della nostra diplomazia. E continuiamo a lavorare per la soluzione diplomatica. La nostra ambasciata rimane aperta per seguire tutti i nostri connazionali che hanno deciso di rimanere e che continueremo ad assistere. La nostra priorità è la sicurezza di tutti i nostri connazionali, civili e militari”.
Tajani esclude però un intervento militare in Niger. “Credo che dobbiamo fare pressione perché si ripristini la democrazia in Niger, ma va esclusa qualsiasi iniziativa militare occidentale perché sarebbe vista come una nuova colonizzazione”.
Alessandro Della Guglia