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Perché Brittney Griner rischia di finire ai lavori forzati in Russia

by Valerio Savioli
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Roma, 13 nov – Brittney Griner, star del basket americano, due volte medaglia d’oro olimpica e campionessa NBA femminile, era in Russia per giocare con la squadra professionistica di Ekaterinburg durante la bassa stagione del team quando è incappata con tutta probabilità in un problema molto più grande di lei, indipendentemente dalla gravità del reato commesso in terra russa. Sulla sua detenzione si è scritto e detto molto, soprattutto negli Stati Uniti e tenendo presente quanto questo aspetto possa anche aver giocato un ruolo nel conflitto in corso. Non è un mistero che i canali diplomatici, durante i conflitti, oltre ad operare attraverso circuiti estremamente discreti, possano anche interagire attraverso tavoli che, apparentemente, non riguardano direttamente la crisi internazionale.

Brittney Griner, a cui dopo l’arresto di febbraio scorso è stata comminata da parte di un tribunale russo una pena di nove anni per traffico di droga, sta per essere trasferita verso una colonia penale, dove l’attenderanno anche i lavori forzati. Questo quanto hanno riferito i suoi avvocati alla Cnn mercoledì scorso, spiegando di non conoscere con precisione dove la Griner verrà trasferita.

Ecco cosa attende Brittney 

Un recente servizio comparso su Vice illustra, con dovizia di particolari, quello che potrebbe attendere la detenuta americana: l’attivista Nadežda Toloknnikova membro del gruppo Pussy Riot, condannata nel 2012 per “teppismo motivato dall’odio religioso” (per aver cantato in una cattedrale di Mosca) ha ricordato giorni di 16 ore di lavoro in negozi di cucito su macchine rotte per pochi centesimi al mese, “stanze igieniche” grossolanamente sotto attrezzate e spesso resi inutili da impianti idraulici difettosi, nonché centinaia di prigionieri in fila per usare le poche docce disponibili. Le colonie penali si trovano in genere a centinaia di chilometri dalla città più vicina, residuo infrastrutturale della Russia imperiale, quando l’esilio era sinonimo di una grave punizione da parte del governo.

Gli sforzi diplomatici

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha definito la notizia del trasferimento della Griner “un’altra ingiustizia stratificata sulla sua detenzione ingiusta. […] Mentre lavoriamo per garantire il rilascio di Brittney Griner, ci aspettiamo che le autorità russe forniscano ai nostri funzionari dell’ambasciata un accesso regolare a tutti i cittadini statunitensi detenuti in Russia, inclusa Brittney, come è loro obbligo. Garantire la salute e il benessere dei cittadini statunitensi detenuti in Russia è una priorità e continueremo a premere per un trattamento equo e trasparente per tutti loro”.

Il presidente Biden ha fatto trapelare la possibilità di un eventuale scambio di prigionieri (si tratterebbe di Viktor Bout, un famoso trafficante di armi russo che sta scontando 25 anni di prigione con una condanna del 2012): “La mia intenzione è riportarla a casa e finora abbiamo avuto una serie di discussioni. E spero che ora che le nostre elezioni sono terminate, ci sia la volontà di negoziare in modo più specifico […] sono determinato a riportarla a casa e riportarla a casa sana e salva, insieme ad altri, potrei aggiungere”

Valerio Savioli

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1 commento

fabio crociato 13 Novembre 2022 - 5:32

Un altro essere che va all’ estero ad intossicare i c. altrui che già girano a più non posso per prevaricazioni esogene scriteriate. La salvi chi è responsabile e non può togliere la manina “forte”, pena pure il rischio del ritorno di una “rieducata” ed incazzata a sua volta.
Assolutamente d’ accordo sul “problema molto più grande di lei”.

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