
Ora il ministro della giustizia trumpista, Sessions, ha deciso di non difendere più in sede giuridica la direttiva obamiana. Successivamente, Trump l’ha revocata restituendo agli Stati l’autonomia in materia. La decisione è stata trasmessa agli istituti in una lettera di due pagine dei dipartimenti di Giustizia e Istruzione in cui si parla di “confusione legale e giuridica” causata dall’emanazione delle linee guida obamiane causa del proliferare di numerose cause giudiziarie. Nella lettera si legge che “si deve tenere conto del ruolo degli Stati e dei distretti scolastici nella definizione della politica educativa”. Ora le entità locali avranno la possibilità di proclamare la propria legge in merito e determinare se gli studenti transgender possano o meno utilizzare il bagno preferito in base al genere con cui si identificano. Quindi, in sostanza, è stata abrogata una direttiva non vincolante e che era già ferma in tribunale per rimandare la questione alle autorità locali, che non sono satrapie sanguinarie, ma organismi democratici dello Stato faro della libertà nel mondo o sedicente tale.
Se proprio volessimo considerare la vicenda dei bagni per trans una questione che ha a che fare con le libertà civili (il che, se fosse rimasto un po’ di senso del ridicolo, sarebbe assai discutibile), non si capisce in che modo Trump abbia smantellato tali “diritti”. Si tratta, insomma, della solita bufala, che arriva subito dopo le fake news sul presidente che “si inventa un attentato in Svezia mai esistito”. La battaglia dei grandi media contro l’inquilino della Casa Bianca prosegue. Senza esclusione di colpi proibiti.
Adriano Scianca