In vista della votazione il partito nazionalista Svoboda aveva indetto una manifestazione pacifica, con l’intento di dimostrare ai parlamentari quanto il popolo avesse a cuore la questione. In effetti, la risposta popolare non si è fatta attendere: oltre 8mila persone hanno risposto all’appello e si sono radunate in piazza Sofiis’ka, sotto il campanile di Santa Sofia, pronte a sfilare fino alla Verkhovna Rada, il parlamento ucraino. Dalla tarda mattinata fino al pomeriggio si sono susseguite ben sei votazioni, tutte risultate sfavorevoli alla mozione in favore dell’Upa. La folla, ormai radunata davanti al Palazzo del Governo, ha accolto in tempo reale l’esito del voto; il malumore è andato aumentando di pari passo al susseguirsi delle votazioni, fino a sfociare in violenti scontri con la polizia, schierata in assetto antisommossa.
Il bilancio parla di 15 agenti feriti e oltre 40 manifestanti arrestati; nessuno di loro appartiene ufficialmente ai movimenti nazionalisti, ma i leader di Svoboda, Pravi Sector e Revenge chiedono oggi, con forza, il loro rilascio immediato, e respingono al mittente le accuse rivolte nei loro confronti dal ministro degli interni Avakov, che gli ha bollati come semplici “provocatori”. Segnali forti lanciati al governo di Poroshenko in vista delle elezioni di fine mese; i nazionalisti ucraini sono pronti a collaborare con tutte le forze politiche che difenderanno gli interessi nazionali, in caso contrario hanno dimostrato di godere ancora dell’appoggio della popolazione e non nascondono di essere pronti a una nuova Maidan. L’inverno è alle porte, e un vecchio adagio dice che “In Ucraina le rivoluzioni arrivano sempre insieme al freddo”.
Francesco Pezzuto