Roma, 29 set – Potrebbe sembrare strano ma, a volte, anche i mostri sacri sbagliano. Il 21 ottobre 2021 la Roma allenata da Josè Mourinho – e zeppa di seconde linee – naufraga in Conference League (6-1 il finale) al cospetto del Bodø/Glimt, fino ad allora semisconosciuta compagine norvegese. “Adesso forse una cosa positiva è che nessuno mi chiederà perché giocano sempre gli stessi” il commento seccato dello Special One a fine gara: tra gli epurati di quella fredda notte scandinava anche l’allora diciannovenne Riccardo Calafiori. Esatto, proprio l’elegante difensore centrale che pochi mesi or sono si è preso la regia della difesa azzurra. Colui che esattamente una settimana fa ha punito – con una pulita parabola mancina – il quotatissimo Manchester City dei vari Haaland, Foden e Rodri. Storie di italiani d’Oltremanica: perché se gli inglesi si auto-proclamano maestri, noi – spesso e volentieri – siamo andati ad insegnare la materia direttamente a casa loro. Ma andiamo con ordine.
Johnny Moscardini, uno “scozzese” sull’Isonzo
Nato in Scozia da genitori toscani, tra gli italiani d’Oltremanica il primo calciatore fu Giovanni Johnny Moscardini. Richiamato in patria dalla Grande Guerra, rimase gravemente ferito a Caporetto. Si stabilisce così nella “sua” Barga, cittadina della Media valle del Serchio, mettendosi in mostra con la maglia rossonera della Lucchese. Tanto da guadagnarsi una decina di convocazioni in Nazionale (segnerà sette reti). Ma eccolo – nel 1925 – tornare a vivere sotto la bandiera di Sant’Andrea: con il biennio al Campbeltown, squadra dell’omonimo centro costiero, appende gli scarpini al chiodo.
Il particolare caso del Chelsea
Facciamo un bel salto in avanti fino alla fine del secolo scorso. C’è una realtà che più delle altre ha contribuito alle pagine calcistiche degli italiani d’Oltremanica. Stiamo parlando – ovviamente – del Chelsea. A cavallo dei due millenni infatti la schiera tricolore dei blues era davvero nutrita: Roberto Di Matteo, Gianfranco Zola, Gianluca Vialli e Pierluigi Casiraghi formavano un blocco passato alla storia. Il fantasista sardo, ad esempio, da quelle parti è una leggenda. Oltre trecento presenze, ottanta timbri e – senza contare le innumerevoli lezioni di tecnica – sei trofei conquistati. Sono diciotto in totale i nostri connazionali passati in questo quartiere sito nel cuore di Londra. Tra i più longevi il portiere Carlo Cudicini. E poi, in fondo alla lista lista – ma solo per questioni cronologiche – il classe 2003 Cesare Casadei, oggi agli ordini di mister Enzo Maresca.
A proposito di allenatori. Lo stesso Di Matteo – passato nel frattempo in panchina – ha vinto la prima Champions della società inglese, Carlo Ancelotti e Antonio Conte una Premier a testa. Senza dimenticare l’Europa League 2018/19 firmata da Maurizio Sarri. Un bel bottino, non c’è che dire.
Gli altri italiani d’Oltremanica
Ci sono quindi le gesta di giocatori iconici del pallone nostrano. Su tutti Paolo Di Canio: dopo la parentesi al Celtic (1996/97) è in Inghilterra con Sheffield, West Ham – per un lustro – e Reading. È ancora l’italiano primatista per reti in Premier League, ricordato anche per il gesto di vero fair-play nei confronti di un portiere avversario rimasto a terra infortunato.
Fabrizio Ravanelli fu a suo tempo il più pagato d’Inghilterra, Benny Carbone quello con il maggior numero di diverse casacche indossate. Dopo i successi milanisti Stefano Eranio al Derby County si meritò la fascia da capitano. Così come – in Scozia, ai Rangers – Lorenzo Amoruso, colonna cattolica in una compagine storicamente protestante. Anche Graziano Pellè, famoso suo malgrado in patria per uno sciagurato rigore a Euro 2016, ha fatto bella figura nella massima competizione inglese (trenta reti nelle due stagioni al Southampton).
Ultimo tra gli italiani d’Oltremanica, appunto, il promettente Calafiori. Ma l’ex Bologna è in ottima compagnia: Sandro Tonali nonostante le note vicissitudini ha già conquistato i tifosi del Newcastle, Guglielmo Vicario al Tottenham è indiscutibile numero uno. E poi quel Federico Chiesa che al Liverpool avrà modo di mettersi in mostra. C’è ancora tanto azzurro anche nella Perfida Albione.
Marco Battistini