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Gli scudetti del Genoa, la prima grande squadra del calcio italiano

by Marco Battistini
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Roma, 7 set – Storie di pionieri del calcio: con l’atto di fondazione datato 7 settembre 1893 nasceva, in una sala del consolato britannico, il Genoa Cricket and Athletic Club. Quarta compagine italiana per anzianità, la società rossoblu è ufficialmente la più longeva tra quelle ancora in attività. Un primato conteso però con il Torino: ma risultati alla mano – e al di là di date, fusioni e fronti comuni – il Grifone rimane comunque la prima grande squadra del nostro pallone.

L’apertura agli italiani e il titolo del 1898

Centrale, in questo contesto, la figura di James Spensley. Profilo poliedrico (medico, filosofo, fervente sportivo), non fu tra i fondatori in quanto arriverà nel capoluogo ligure solamente qualche anno più tardi. La Superba, infatti, con l’apertura del canale di Suez – progettato dall’ingegnere trentino Luigi Negrelli – era diventata un importante crocevia marittimo. Portiere e difensore, una volta nominato capitano l’anglosassone si impegnò per organizzare la prima gara tra sodalizi di città differenti, tappa iniziale del percorso che porterà sul finire del secolo alla nascita della Figc.

Sua, inoltre, l’idea feconda (1897) di aprire l’iscrizione anche agli italiani: l’anno successivo il Genoa vince il primo campionato di football, organizzato a Torino nel giorno in cui Bava Beccaris 140 km più a est faceva aprire il fuoco sulla folla milanese.

Le vittorie del Grifone

Nell’edizione successiva le partecipanti salgono a cinque: ad ogni modo la Liguria – società di Sampierdarena – si ritira anticipatamente. Vince ancora il Genoa, così come succede nel campionato del 1900, anno in cui troviamo anche Juventus e Milan (il calcio rimaneva comunque “confinato” al triangolo industriale). Intanto il Vecchio Balordo cambia i colori sociali: dalle casacche a righe verticali bianco-blu si passa a una maglia che abbina il rosso granata a un ceruleo decisamente più scuro del precedente.

Altro giro, altro tris. Superata l’affermazione dei diavoli meneghini, dal 1902 al 1904 i ragazzi del presidente Fawcus non lasciano prigionieri. Aggiudicandosi l’omonima coppa, il Genoa si confermava come squadra da battere. Più discusso, invece, il titolo del 1914/15. Nel frattempo il calcio aveva preso piede e la Prima Categoria – così era chiamata la massima serie – poteva contare su una cinquantina di squadre suddivise in gruppi regionali. L’avvento del conflitto mondiale portò però alla sospensione del torneo: la vittoria del Genoa fu disposta a tavolino (e solo nel periodo post-bellico) in quanto giudicata come squadra più “vicina” al successo finale.

L’ultimo grande Genoa: le affermazioni del periodo fascista

Eccoci alla Prima Divisione 1922/23. Superata la crisi istituzionale grazie al compromesso Colombo, il pallone italiano vede – ancora una volta – trionfare il Grifone. Il sipario si alza proprio nel mese della rivoluzione in camicia nera: i rossoblù capeggiano il girone B della Lega Nord, per poi sbarazzarsi di Pro Vercelli e Padova nella fase finale del raggruppamento settentrionale. Catto e soci supereranno poi agevolmente la Lazio nella finalissima nazionale. Nel campionato successivo verrà concesso il bis, questa volta liquidando all’ultimo atto il Savoia, storica realtà di Torre Annunziata.

Cosa segnava allora il pallottoliere? Genoa nove e Pro Vercelli sette, con le tre strisciate che messe insieme non arrivavano ancora ai bianchi piemontesi. Racconti di un altro calcio, d’accordo. L’albo d’oro però non conosce peso specifico: la prima grande squadra del pallone italiano si era già consegnata alla storia.

Marco Battistini 

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