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“Berlusconi ha avuto un processo equo?”. La Corte di Strasburgo interroga l’Italia

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 17 mag – Dopo otto anni dalla sentenza di Cassazione che costò a Silvio Berlusconi la decadenza dalla carica di senatore arriva la svolta della Corte europea dei diritti dell’uomo: “L’Italia spieghi la condanna: ha avuto un processo equo?“. Al governo italiano sono state rivolte 10 domande alle quali si attende risposta entro il prossimo 15 settembre. La Corte di Strasburgo sebbene in ritardo sblocca la richiesta dei legali di Berlusconi, chiedendo ragione all’Italia sulla sentenza definitiva per frode fiscale del 1 agosto 2013. Tuttavia è prevedibile che salvo clamorose sorprese il governo nelle risposte darà ragione ai giudici italiani.

Corte europea dei diritti dell’uomo: “Berlusconi ha avuto diritto a un processo equo?”

“Il ricorrente signor Silvio Berlusconi ha beneficiato di una procedura dinanzi a un tribunale indipendente, imparziale e costituito per legge? Ha avuto diritto a un processo equo? Ha disposto del tempo necessario alla preparazione della sua difesa?“. Sono alcune delle 10 domande a cui dovrà rispondere il governo. A quasi otto anni dalla sentenza della Cassazione che rese definitiva la condanna a quattro anni di reclusione (con un anno condonato) per frode fiscale, con grande lentezza i giudici di Strasburgo si sono finalmente mossi. Si rimette in moto dunque il fascicolo numero 8683/14, intitolato “Berlusconi contro Italia”, che prendeva polvere sui loro tavoli dall’inizio del 2014.

La sentenza del 2013 pesa ancora

Nel frattempo, come è noto, l’ex premier ha scontato la pena, ha ottenuto la riabilitazione ed è stato rieletto al Parlamento europeo. Ma il verdetto del 2013 continua ad avere effetti negativi. Come per esempio sul diritto della Fininvest a detenere le quote eccedenti il 9,99 per cento di Banca Mediolanum, contestato proprio a causa della perdita dei requisiti di “onorabilità”, dovuta alla condanna, da parte di Berlusconi, azionista di maggioranza del gruppo. La squadra di avvocati difensori composta da Andrea Saccucci, Franco Coppi, Niccolò Ghedini, Bruno Nascimbene, Keir Starmer e Steven Powles ha presentato alla Corte una ricostruzione dei fatti in cui si ripercorre la complessa vicenda giudiziaria che, insieme a tre pronunce di prescrizione per alcuni reati contestati, è arrivata fino alla dichiarazione di colpevolezza.

Quello che contestano i legali di Berlusconi

Quello che viene contestato è una serie di presunte violazioni dei diritti della difesa che vanno dai mancati riconoscimenti del legittimo impedimento dell’ex premier a partecipare a cinque udienze al drastico taglio dei testimoni richiesti dalla difesa. E che vanno dal rigetto dell’istanza di trasferimento del processo ad altra sede alla mancata traduzione in italiano di alcuni documenti provenienti dall’estero, e altro ancora. Sono contestazioni già presentate ai giudici italiani ma che sono state tutte puntualmente respinte. Ora Strasburgo chiede a questi giudici di spiegare come sono andate le cose.

Il governo come è prevedibile difenderà l’operato dei giudici

“L’azione per la quale il ricorrente è stato condannato – domanda la Corte – costituiva reato secondo il diritto nazionale al momento in cui è stata commessa? Il ricorrente si è visto infliggere una pena più grave rispetto a quella applicabile al momento in cui la violazione è stata commessa, in ragione della mancata applicazione delle circostanze attenuanti? Il ricorrente è stato processato due volte per la stessa offesa sul territorio dello Stato?”. Il governo italiano risponderà come è prevedibile di no, in linea con i magistrati che hanno emesso le sentenze.

Dopo la risposta del governo la replica dei difensori dell’ex premier

Alle osservazioni del governo replicheranno i difensori di Berlusconi, in un contraddittorio scritto che precederà il verdetto finale. Dai tempi del tutto imprevedibili, visto quanto ci ha messo la Corte a muoversi. A Strasburgo i legali dell’ex premier s’erano già rivolti per contestare la decadenza da senatore, ma dopo la discussione davanti alla Grande Chambre hanno rinunciato perché con la riabilitazione il loro assistito aveva riottenuto i diritti che gli erano stati tolti.

Adolfo Spezzaferro

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