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Dal pollaio al forno: ingorda fenomenologia degli antifa ormai alla frutta

by Tony Fabrizio
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Roma, 30 apr – Adesso è il momento della panettiera antifa. Che è venuta subito dopo quello delle sardine. Che è seguito a quello della pastasciutta. Che ha preceduto il parmigiano salvato. E pensare che tutto iniziò con polli e galline. Rubati. “A proposito di politica: non ci sarebbe qualche cosa da mangiare?” avrebbe commentato Totò. Perché questa storia potrebbe fare davvero ridere, se non fosse la triste fenomenologia della sinistra (p)artigiana che, gratta gratta, è la solita solfa, trita e ritrita, di una nuova storia inventata.

La panettiera antifa e il piagnisteo rosso

La mobilitazione, manco a dirlo, è generale: dall’immancabile (comico) Lorenzo Tosa ai gauche caviàr col Rolex degli scranni parlamentari in tinta arcobaleno, tutti a pompare il caso, a porre l’accento sulla panettiera antifa per lo striscione esposto fuori dalla sua attività che le ha fruttato pubblicità. Che, in gergo rosso-lacrime, si chiama identificazione, poi, forse, denuncia. Addirittura carcere! Speriamo di no: faremmo volentieri a meno di una nuova Gramsci e delle sue pagnotte dal carcere. Lei che è cresciuta con i racconti del nonno e dello zio e che ha ereditato pure l’attività di famiglia, se avesse saputo che paga regolarmente l’obolo al Comune, previa autorizzazione per affiggere l’insegna col nome del negozio, se è a raso o se sporge su pubblica strada, probabilmente avrebbe potuto capire pure se i racconti dei banditi col tovagliolo rosso in gola siano veri, inventanti e in quale percentuale. Non affettiva. Ci ha pensato la Questura a fare luce sulla vicenda sottolineando che “nella prima mattina, la volante di turno, vista l’affissione dello striscione si era fermata nelle vicinanze del forno per avere contezza del contenuto e comunicarlo alla Digos”, specificando che “nell’occasione venivano date agli operatori disposizioni di non rimuovere lo striscione in quanto assolutamente pacifico e in linea con lo spirito della giornata”.

Tra indignazioni e invenzioni

Se non il fetore (per rimanere in tema o nei paraggi) del forno, la vicenda ha lo stesso puzzo del sindacalista cigiellino genovese aggredito, picchiato, anzi, che ha subito un’azione squadrista: “Mi hanno seguito, mi ha sputato addosso insultandomi e facendomi il saluto romano. Mi ha detto, sei un figlio di puttana, un comunista di merda. Poi sceso anche il passeggero e mi ha dato una manata al costato, un pugno alla mascella e alcuni colpi su una gamba”. Il (candidato) Landini, Appena finito di sviscerata la cultura del piagnone, corre alla velocità di una purga stalini…ana in tivvù; spedisce lettere al ministro Orlando; la Schlein vede “un chiaro riferimento all’avvicinarsi del 25 aprile”; Salis che si dice “parte lesa” (lei?!?); e poi l’isteria delle visioni delle camicie nere, la minaccia del fascismo che sta tornando, il clima teso, salvo, ancora poi, dichiarare il “dietrofront compagni”: è tutto inventato. Pardon, bugia proletar-identitaria. L’onorevole Salis che si dichiara parte lesa: parla persino lei che è partita dall’Italia alla volta dell’Ungheria per fracassare crani ai “neri” con manganelli retrattili e non solo in vista dell’approssimarsi del 29 aprile! Sergio Ramelli, 18 anni Le ricorda qualcosa? E cosa ha da dire la panettiera su Sergio Ramelli? Probabilmente che se l’era cercata. Tesi già in uso agli inizi di quelli che ancora non erano gli Anni di Piombo, quando a morire fu Carlo Falvella. Anzi l’artigiana acqua & farina ha espressamente dichiarato che “non ho scritto fascisti tutti appesi, cosa auspicabile”. Questo auspica la fornarina marchigiana “buona come il pane, bella come l’antifascismo”.

Antifa sempre più alla frutta

Lo stesso striscione, e qui torniamo a ridere, lo ha esposto anche la sede romana del Movimento 5 Stelle con Giuseppe Conte nella parte dell’indomito cuor di leone che invita a vedere se saranno indagati pure loro. Come se ad Ascoli fosse successo davvero qualcosa, se non il solito polverone rosso. Proprio Conte vuole essere indagato? Lui che non è stato nemmeno chiamato in causa in un processo che ha visto coinvolto un Ministro del Governo da lui guidato? Art. 95 della Costituzione: “Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile”. Vabbè, deve essere la solita lettura a piacere del Dettato che, secondo loro, è addirittura antifascista. La solita legge dei due pesi e delle due misure che uno come Conte conosce bene. O è quella dei due forni? Ad ogni buon conto, davvero un mese da incubo quello di aprile per gli antifa italici, certi di poter mangiare col Pane del Fascio e, invece, sono costretti a restare a bocca asciutta per prevenire eventuali indigestioni. Ormai sono ridotti a questo, sono veramente alla frutta! E il dulcis… è in furno: alla (p)artigiana marchigiana hanno consigliato di fare addirittura le magliette. Noi suggeriamo di stampare questi versi versi stupendi: “Amate il pane, cuore della casa, profumo della mensa gioia dei focolari. Onorate il pane, gloria dei campi, fragranza della terra, festa della vita. Rispettate il pane, sudore della fronte, orgoglio del lavoro, poema del sacrificio. Non sciupate il pane, ricchezza della Patria, il più santo premio alla fatica umana”.

Tony Fabrizio

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