Roma, 31 ott – La pagina Facebook del Primato Nazionale è stata messa fuori dal castigo di Mark Zuckerberg ed è nuovamente visibile. Evidentemente, l’accusa di “spam” non poteva reggere.
L'”omertà” di Facebook
La pagina de Il Primato Nazionale è tornata visibile ma la piattaforma social non ha notificato nessuno degli amministratori dell’avvenuto cambiamento e, anzi, la richiesta di informazioni inoltrata per conoscere le motivazioni dietro l'”oscuramento” del profilo è ancora in piedi. E questo, nonostante già alle 15 di oggi la pagina fosse nuovamente visibile a tutti gli utenti e agli amministratori presenti su Facebook.
“Spam” e rappresaglie
Questa mattina la pagina è stata oscurata: “Il motivo è che il Primato Nazionale viola i nostri Standard della community in merito allo spam”, motivazione ufficiale fornita da Facebook. Tuttavia già da martedì sera, quando in esclusiva era stata riportata la lettera di risposta dei legali di Zuckerberg in merito alla censura di CasaPound (il prossimo 13 novembre vi sarà la prima udienza presso il Tribunale civile di Roma) la pagina del Primato Nazionale e i suoi admin avevano subito i primi attacchi . L‘articolo riportante la vicenda legale è stato eliminato da Facebook neanche cinque minuti dopo la pubblicazione, con la motivazione della violazione della normativa sullo “spam” – la stessa addotta per l'”oscuramento” della pagina intera, avvenuta questa mattina.
Assenza di violazioni
Ma il capitolo relativo allo “spam” consultabile sugli Standard della comunità di Facebook, spiega bene come la cancellazione del post relativo alla diatriba legale tra CasaPound e Menlo Park nonché il successivo oscuramento della pagina de Il Primato Nazionale sia del tutto strumentale e immotivata, così come lo è stato il temporaneo “blocco” di tutti i profili dei gestori della pagina Facebook del Primato, ai quali è stato chiesto di fornire una nuova password per poter accedere nuovamente al social.
Voci libere a difesa del Primato
In seguito all’oscuramento della pagina Facebook del Primato molte voci del mondo della cultura si sono fatte avanti per difendere il diritto alla presenza di un quotidiano sovranista sulle piattaforme di Mark Zuckerberg, reagendo a questa muscolare dimostrazione di forza dei censori social: Alessandro Meluzzi, psichiatra e criminologo di chiara fama, ha commentato la notizia dicendo che “pensare che in un’altra epoca tutto questo è stato chiamato «progressismo», oggi dà la nausea. È un’affermazione dello stalinismo della morale. È pura censura e pura repressione”. Marco Gervasoni, docente universitario e saggista, ha invece commentato: “Ritengo che la chiusura delle pagine Facebook di CasaPound sia gravissima, ma chiudere il canale del Primato Nazionale è, se possibile, ancora di più grave, visto che si tratta di una testata giornalistica indipendente e regolarmente registrata”. Prosegue Gervasoni: “Facebook non si può presentare sotto forma della vecchia censura, quella repressiva. Ora i progressisti utilizzano motivazioni burocratiche” come, appunto, questo fantomatico “spam”. La levata di scudi di tutti gli uomini liberi forse ha mosso un po’ le coscienze degli agenti della psicopolizia di Facebook. Resta da chiederci quando ci sarà il prossimo sopruso: al quale, comunque, reagiremo pronti come sempre.
Ilaria Paoletti
1 commento
D’altronde il comportamento dell’azienda ricalca in pieno quello del fondatore: idea rubata ad altri, sfruttamento dell’amicizia con uno che ci ha messo dei soldi per partire, buttato fuori appena possibile. Vendita di dati per cifre miliardarie a gente senza scrupoli, mega marchetta per fondare propria moneta.