Roma, 21 ott – Partiamo dalla legislazione francese, precisamente dall’articolo 512-1 del Codice della Sécurité Sociale: ‘Ogni persona francese o straniera residente in Francia, che abbia a carico uno o più figli residenti in Francia, usufruisce delle prestazioni familiari per questi ultimi…’. Non ci vorrebbe tanto a prendere questo incipit e farne la base per una legge vera di supporto alla maternità e all’infanzia, ma presumiamo che il Caro Leader non conosca (lui o i suoi fidati collaboratori) le leggi straniere in tema di sostegno sociale alla famiglia.
Il giovane premier, proclamando in TV il bonus nascita di ben 80 euro per i nuovi nati fino al terzo anno di vita, ha innescato un’onda di consenso e un’altrettanta onda di dubbio e protesta. Perché protesta e dubbi? Forse nei piani governativi 960 euro l’anno non sono abbastanza per le spese di un pargolo, specie quando la mamma può stare a casa dal lavoro (spesso perché non ce l’ha o perché è stata costretta a dimettersi)? A Palazzo Chigi ce ne sarebbero di mamme, ma forse hanno dimenticato l’ammontare economico per i primi tre anni di vita di un neonato. La stima per il 2014, calcolata dalla Associazione Nazionale Famiglie Numerose (ANFN) calcola in 6700 euro l’anno. Da 960 a 6700 è un abisso, per usare una colorita e romanissima espressione gergale ‘pijate sti spicci’. Le famiglie non si possono accontentare di questa elemosina dallo Stato, specie se paragoniamo le politiche nazionali per l’infanzia a quelle dei vicini stati europei, e torniamo quindi in Francia.
Se leggiamo il Codice di Sécurité Sociale, alla nascita viene erogata la cosiddetta prestazione di accoglienza del bambino (o PAJE), composta da:
- un premio alla nascita (al 7° mese) o all’adozione (per età inferiore ai 20 anni), pari a 927,71 € per la nascita e a 1855,42 per l’adozione, per le spese connesse, in base al reddito del nucleo (massimali a 35.480 € per genitore single e 46.888 € per genitori lavoratori), a condizione di eseguire i dovuti esami medici. Il premio è MAGGIORATO se i genitori lavorano e se c’è un solo genitore.
- un assegno mensile dalla nascita ai tre anni di 185,54 €, sempre in base ai massimali del premio di nascita, a condizione che il bambino faccia i dovuti esami medici all’ottavo giorno, al nono mese e ai 2 anni
- la cosiddetta Integrazione di libera scelta di attività, ovvero la possibilità di sospendere l’attività lavorativa o ridurla per prendersi cura del figlio. La prestazione non è subordinata al reddito e varia da 333,01 € a 579,13 €, con maggiorazioni fino a 828,18 € per chi non può prendere l’assegno di base per reddito
- l’Integrazione di libera scelta del modo di custodia, ovvero la possibilità di usufruire di assistente materna o baby-sitter pagata entro i 6 anni del bambino
(fonte: http://www.cleiss.fr/docs/regimes/regime_france/it_4.html)
Un intervento importante e sostanzioso a livello statale, non un obolo per i poveri.
Fatti i dovuti paragoni, la risposta è chiara, in Italia far figli è un lusso per pochi, per chi può pagarsi tutto, lo Stato non vuole cittadini italiani e i proclami di Governo non rispondono alle esigenze delle famiglie, anzi sembrano una ulteriore e inaccettabile presa in giro.
Come italiani, caro premier, non ci stiamo.
Gaetano Saraniti