Roma, 31 mag – La nostra nazione sta attraversando la situazione più difficile dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Al timone della nave troviamo un partito di maggioranza parlamentare che si è dimostrato inadatto per il ruolo ricoperto, composto in larga parte da figure senza alcun tipo di esperienza politica e di conoscenza governativa, i componenti del Movimento 5 Stelle.
Forza nata poco più di dieci anni fa, in poco tempo il Movimento ha cavalcato nel Sud Italia, suo principale bacino elettorale, il malcontento della popolazione verso le pessime gestioni politiche, nazionali e territoriali, che mai hanno seriamente contribuito alla crescita del mezzogiorno. Sono riusciti a conquistare la fiducia di milioni di cittadini, che scontenti della politica hanno deciso di affidarsi a questa novità, lasciandosi convincere dalla loro propaganda, nella speranza di ottenere un radicale cambiamento.
Dopo l’affermazione elettorale del 4 marzo 2018 sono venuti agli occhi anche dei più accesi sostenitori del partito le effettive mancanze, politiche e di coerenza, dei propri beniamini. Beppe Grillo ha deciso di defilarsi in fretta dalla scena, Di Battista ha lasciato l’Italia per dedicarsi, con la propria famiglia, a svariate vacanze in giro per il mondo e Luigi Di Maio, designato leader del Movimento, ha dato subito dato prova delle sue carenze grammaticali, oltre che politiche.
Così il Movimento 5 Stelle ci consegna (anche) a Bruxelles
In poco più di due anni dalle elezioni hanno perso voti senza riuscire a fermare il proprio crollo ancora oggi. Ogni storico cavallo di battaglia del partito è finito sopraffatto dalla sete di potere dei suoi militanti. Pur di formare il governo scorso hanno accettato l’alleanza con la Lega di Matteo Salvini, per poi perdere le lotte anti euro e anti immigrazione ancor prima di quelle su Ilva, Tap e Tav. Lo scorso agosto hanno poi portato a termine l’alleanza con il Pd e con Matteo Renzi, partito ed esponente politico maggiormente contrastati, anche con offese non di second’ordine, negli anni scorsi.
Ci ritroviamo, anche a causa loro, in questa situazione: senza nessuno che abbia competenze politiche ed esperienza parlamentare, oltre alla fiducia della maggior parte degli elettori. Siamo spinti ragionevolmente a credere che cederanno anche sul tema del Mes e dei rapporti con Bruxelles, ultimo passo da compiere per ottenere completa cancellazione, per mano dell’Unione Europea, di quel poco che resta della nostra sovranità economica e politica.
Tommaso Alessandro De Filippo