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Marino già alle prese con il buco di Roma

by Adriano Scianca
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ignazio-marino-2Sono passati appena cinque mesi dall’elezione al Campidoglio e il neo eletto sindaco Ignazio Marino si trova a fare i conti (è proprio il caso di dirlo) con il primo scoglio che potrebbe già mettere a repentaglio la sua amministrazione: il 30 novembre, infatti, o sarà approvato il bilancio di Roma Capitale o sarà commissariamento. La situazione delle casse del comune è piuttosto allarmante e parte del problema arriva da lontano.

 

Degli oltre 800 milioni – a tanto ammonta il buco – più di 300 milioni di debiti fuori bilancio sono da imputare alle due precedenti amministrazioni ossia quella di Veltroni e quella di Alemanno mentre il restante disavanzo di 500 milioni sarebbe da imputare ai mancati trasferimenti dallo Stato per l’anno in corso. Per tappare questa enorme falla l’assessore al Bilancio, Daniela Morgante, in linea con le politiche di austerity e senza mezze misure aveva proposto: tagli alla spesa (leggi servizi) per 500 milioni, aumento dell’Imu da 0,5 a 0,6 (per ottenere un rimborso maggiore dal governo), aumento di tre punti dell’Irpef da 0,9 a 1,2. Marino dal canto suo è stato ancora più duro arrivando ad ipotizzare le dimissioni sue e delle sua giunta se da qui a novembre non si troverà una soluzione e per questo ha lanciato un appello al governo affinché intervenga “perché Roma non può fallire”.

 

L’appello sembra aver trovato riscontro e, nonostante le ire della Lega, arriverà presto in parlamento il Salva Roma, un emendamento alla legge di stabilità sostenuto in consiglio comunale grazie ad un’intesa bipartisan. In questo modo dovrebbero essere recuperati 400-500 milioni di euro, con un meccanismo che scaricherà sulla gestione commissariale del debito precedente al 2008 parte del debito. A questi vanno aggiunti i 140 milioni che la Regione Lazio dovrebbe riuscire a sbloccare dal fondo del Traffico Pubblico Locale divincolandosi cosi dai suoi 400 milioni di debiti per la sanità. Entro pochi giorni le istituzioni si pronunceranno e con molta probabilità non lasceranno che Roma dichiari bancarotta.

 

Nel frattempo stridono con questa drammatica situazione economica gli oltre 4 milioni di euro che il comune dovrà sborsare per retribuire i 75 consulenti esterni assunti, per chiamata diretta perché l’incarico è di carattere fiduciario, tra il 5 luglio e il 13 settembre con delibere della giunta Marino. Avranno forse ereditato anche le cattive usanze oltre che i debiti?

 

Alberto Maglio

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