
Poteva esservi coincidenza più fortuita? Difficile a credersi. Soprattutto se in difesa del leader di forza Italia e di Mediaset è scesa in campo addirittura…la magistratura, nemica giurata di Berlusconi. Specialmente se si tratta della Procura di Milano, da sempre bestia nera dell’ex premier in tutti i suoi processi, che ha avviato un’indagine per aggiotaggio a carico di Vincent Bolloré e Arnaud de Puyfontaine, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Vivendi. L’accusa è pesante: la società transalpina avrebbe tratto, dopo la rottura delle trattative estive su Premium, un indebito vantaggio derivante dal calo dei valori di borsa del biscione, cui sarebbe poi seguito – com’è infatti successo – il tentativo di scalata ostile avviato alla fine dello scorso anno che ha permesso a Vivendi di arrivare, ad oggi, a detenere quasi il 30% del pacchetto azionario di Mediaset.
A stretto giro, dopo l’annuncio da parte della Procura è arrivato anche il ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, entrato ufficialmente in partita dalla parte di Berlusconi. Nel Ddl concorrenza, infatti, è allo studio l’inserimento di una norma “anti-scorrerie”, che nelle intenzioni del titolare del dicastero dovrebbe comportare una maggiore trasparenza: “Quando compri il 5% di un’azienda quotata devi dire perché lo fai”, ha spiegato Calenda. Ma come, e la libera circolazione dei capitali, la deregolamentazione, la liberalizzazione? Tutto sacrificabile, anche se l’ex Scelta Civica e ora espondente del Pd si affretta a precisare che non sarà una norma “anti-Vivendi”. Excusatio non petita…
Nicola Mattei