E così dall’alto dei 1764 voti raccolti durante le Comunarie, che a Roma basterebbero a malapena per essere eletti consiglieri municipali, Virginia Raggi è stata investita della candidatura allo scranno più alto del Campidoglio. Festeggia Alessandro Di Battista, suo grande sponsor e “candidato mancato” (con lui in campo il Cinque Stelle avrebbe vinto a Roma a mani basse), perde invece Roberta Lombardi, che aveva sostenuto l’altro candidato “forte” delle Comunarie, Marcello De Vito, che è arrivato secondo con 1347 voti. In totale hanno votato 3862 iscritti romani al Movimento, meno della metà degli iscritti totali. Un numero che ovviamente non può essere sufficiente a controbattere a chi accusa i Cinque Stelle di scegliere i propri candidati “con una manciata di clic”.
Chi è quindi Virginia Raggi, il candidato Cinque Stelle pronta a lanciare la sfida per il Campisoglio? Ha 37 anni, avvocato dal 2006, sposata con un figlio, è descritta da chi la conosce come una donna molto “posata” e “precisa”, lontana dagli identikit dei grillini più scalmanati (quelli della decrescita felice e dei chip sottopelle per intenderci). Le prime critiche sono arrivate in quanto lo studio di avvocati presso cui lavora, lo studio Sammarco, è considerato vicino a Forza Italia in quanto in passato vi si sarebbero affidati personaggi come Previti, Berlusconi e Dell’Utri. In ogni caso la Raggi è civilista, si occupa di diritto commerciale e gli attacchi ricevuti per presunte vicinanze “pericolose” appaiono forzati.
Meno forzato però è il collegamento che la Raggi per estrazione e ambito professionale, può fornire con quel mondo romano borghese spesso serbatoio per il centrodestra, visto che per motivi professionali si troverà senza’altro a frequentare zone come Parioli e Roma Nord, più che le borgate stile Quarticciolo tanto care alla Taverna. C’è da dire però, che al’aspetto “pariolino” della Raggi non le impedisce di avere un’anima “radical chic”, visto che si è occupata di gruppi di acquisto equo e solidale, mercatini biologici , ha collaborato con Sel e associazioni come “l’ex Lavanderia”, che di fatto sono riconducibili ai centri sociali. Ricorda un po’ il profilo di un Di Battista, borghesotto di Vigna Clara ma pronto a trasformarsi nel “Che Guevara” de ‘noantri esplorando il sudamerica e sentendosi sempre vicino agli “ultimi”. Insomma la Raggi sicuramente non è un “big” del Movimento, ma è più che presentabile e vedremo se riuscirà nell’impresa che le chiedono Grillo e Casaleggio: quella di essere un buon perdente.
Davide Di Stefano