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Assalto turistico al Lago di Carezza: Un rischio ambientale oltre il guadagno

by La Redazione
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Roma, 15 dic – Sostenibilità ambientale, ecofriendly, green economy, sciopero per il clima, renewable energy e chi più ne ha più ne metta. Tanti termini di circostanza, tanti inglesismi da colonizzati per esibire un lessico cosmopolita, ma soprattutto i “selfie” sostituiscono verbi, congiunzioni e i reali significati delle parole. Alla autocelebrazione sulle piattaforme di comunicazione pare non si possa rinunciare; la commiserazione o l’approvazione degli estranei è diventata talmente fondamentale nella vita delle persone, da obbligarle a percorrere chilometri in macchina e aspettare ore in coda con il motore acceso, essendo inverno, per un autoscatto nella suggestiva cornice del mercatino di Natale al Lago di Carezza, in Alto Adige, con una tazza fumante di vin brulè. “Fatti miei!” direbbe qualcuno; ma purtroppo sono fatti di tutti dal momento in cui questo triste quadretto va a danneggiare lo già sfregiato ambiente dolomitico che dovrebbe essere protetto dall’Unesco.

Lago di Carezza patrimonio UNESCO

I mercatini di Natale sono un’attrazione turistica e grande fonte di guadagno per il territorio, ma devono rimanere in città, dove i servizi per gli afflussi di visitatori sono adatti alle esigenze. Quando questo mercato, in contraddizione con la festività cristiana da cui prende il nome, viene forzatamente imposto alla natura, si creano un concatenarsi di fattori pericolosi per fauna e flora. Premesso che la zona boschiva tra il Catinaccio e il Latemar aveva già subìto la devastazione della tempesta Vaia nel 2018, il processo di cementificazione messo in atto dagli speculatori del turismo locali, con impianti di risalita e strutture invasive di ogni genere, stanno dando il colpo di grazia con questa impresa finanziaria natalizia anche al piccolo Lago di Carezza. Il lago, famoso per la sua origine glaciale dai bei colori smeraldo e la leggenda della ninfa Ondina, trova oggi infatti l’assalto turistico in ogni stagione.

Un’oasi naturale a rischio

Parliamo di inquinamento vero, non di “gretinate“. Inquinamento atmosferico, dell’aria, causato dal traffico delle migliaia di visitatori, come dei mezzi atti alla logistica dell’evento, la produzione di energia sporca necessaria ad alimentare bancarelle, servizi igienici, riscaldamento o luci. Oltre a questo vi è un inquinamento di tipo ambientale, acustico e luminoso, che turba il letargo di molti animali della foresta o muta negativamente le fonti e i periodi durante i quali predano e si nutrono, che questi siano erbivori o carnivori. Senza contare poi le tonnellate di immondizie prodotte, che vengono sicuramente raccolte dall’efficiente sistema altoatesino, ma quelle gettate dai maleducati per sbarazzarsene spesso sfuggono.

La protesta di CasaPound

Proprio ieri, CasaPound Italia ha chiuso simbolicamente la strada, che da Bolzano conduce a Passo Costalunga attraverso la Val d’Ega, con un enorme striscione che ha creato diversi ripensamenti agli avventori forestieri, arrivando addirittura a far fare dietro front ad alcuni mezzi. Sullo striscione una frase tanto semplice quanto accusatoria nell’intimo di ogni turista coscienzioso: “Lago di Carezza chiuso per speculazione, fauna e flora ringraziano”. Con questo gesto, che sta facendo non poco discutere cittadini e albergatori della zona, Cpi ha voluto lanciare un segnale all’amministrazione locale per disincentivare questo genere di iniziative e tutelare più severamente il patrimonio naturale della provincia. Chissà che qualcuno, soprattutto tra chi paventa un ecologismo alla moda, non si svegli realmente iniziando ad usare la propria testa e, soprattutto, la natura come punto di partenza per un etica realmente ambientalista.

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