Roma, 2 ott – Sui clandestini Giorgia Meloni ora parla. E si sfoga, da quanto riporta l’Ansa. Contro gli altri Paesi, contro l’immigrazionismo italiano. Scaricabarile o genuinità? Tutto sommato, è ininfluente.
Sui clandestini arriva lo sfogo della Meloni: “Gli altri Stati lavorano in direzione opposta”
Sul tema dei clandestini il premier Meloni parla così: “È un lavoro difficile, certo, ma che può portare a risultati concreti, con pazienza e determinazione. Certo, tutto diventa molto più difficile se nel frattempo altri Stati lavorano nella direzione diametralmente opposta, e se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale. E non parlo solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza”. Poi aggiunge: “Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (“le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività”) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto”.
Sfogo comprensibile o “paraculo”? In ogni caso, ci vuole un coraggio che oggi non c’è
Il governo di centrodestra sta fallendo in modo clamoroso sul tema dell’immigrazione clandestina. Fallisce perché oggettivamente gode di poteri ridicoli, fallisce perché non ha coraggio, fallisce perché è circondato da poteri contrari, fallisce perché si sottomette o si vende (ognuno scelta la versione che preferisce). Impossibile non dare ragione al presidente del Consiglio sulla situazione in atto. Non è colpa – di fatto – di nessuno se l’esecutivo italiano non abbia quasi nessuno strumento per fare ciò che dovrebbe essere de iure una sua prerogativa: poter controllare in santa pace i propri confini. Come non è colpa di nessuno dei protagonisti attuali per una situazione pregressa da decenni la quale, gradualmente ma inesorabilmente, ha portato la politica a non contare più nulla. In ogni caso, essere accondiscente su tutto pur di rimanere in sella e non fare la fine di Silvio Berlusconi o di Matteo Salvini non ha molto senso. Se non quello di rimanere in sella per ragioni fini a sé stesse, ovviamente. Non tentare neanche, non osare mai, avere sempre paura di tutto porta semplicemente ad occupare i posti di governo senza svolgere alcuna azione di governo.Non porta ad alcuna utilità né soddisfazione personale. Il che, probabilmente, è anche naturale nei mediocri. I quali in ogni caso, almeno una volta ogni tanto, potrebbero anche chiederselo. Insomma, il “continueremo a difendere i confini”, signora presidente del Consiglio, proprio non regge. Nonostante la piena solidarietà, dovuta, per l’ennesima ingerenza di una magistratura che a questo punto potrebbe governare al posto dei politici invece di continuare a prenderci per i fondelli con la favoletta della “indipendenza”.
Stelio Fergola