Roma, 16 nov – L’eccellenza agroalimentare italiana subisce un duro colpo: a un mese dall’avvio dei dazi Usa sui prodotti europei, sono calate del 20% le vendite dei prodotti made in Italy negli Stati Uniti. E’ l’allarme di Coldiretti, che stima le perdite in un bilancio degli effetti delle misure scattate il 18 ottobre anche contro formaggi, salumi, agrumi e liquori tricolori. Nella “lista nera” voluta da Trump, lo ricordiamo, si trovano beni alimentari italiani per un valore di export di circa mezzo miliardo di euro.
I rincari per gli americani pesano sul nostro export
Gli aumenti tariffari sui prodotti italiani hanno provocato il rincaro dei prezzi al consumo e una preoccupante riduzione degli acquisti da parte dei cittadini e ristoratori statunitensi, spiegano gli esperti. I dazi per il Parmigiano Reggiano e per il Grana Padano, per esempio, sono passati dagli attuali 2,15 dollari al chilo a circa 6 dollari al chilo. Il risultato è che il consumatore americano lo dovrà acquistare sullo scaffale ad un prezzo che sale dagli attuali circa 40 dollari al chilo ad oltre 45 dollari.
La regola del carosello: aumenti periodici dei dazi
L’amministrazione Trump ha inoltre minacciato di avvalersi della cosiddetta regola del “carosello” (“carousel retaliation”), che le consentirebbe di modificare periodicamente la lista dei dazi e la percentuale dopo i primi 120 giorni e successivamente ogni 180 giorni, tenendo sul filo i Paesi Ue. “In attesa della sentenza del Wto sui sussidi americani a Boeing e degli sviluppi del negoziato, è sempre più urgente l’attivazione di aiuti compensativi ai settori più duramente colpiti“, ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.
“Cornuti e mazziati”, si dice. L’Italia infatti non è tra i Paesi del consorzio Airbus, all’origine dei dazi Usa. I giudici del Wto infatti hanno stimato in 7,5 miliardi di dollari le contromisure adottabili da Trump per il danno causato degli aiuti di Stato europei erogati ad Airbus.
Adolfo Spezzaferro