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Di Maio negli Usa: per avere l’ok americano fa retromarcia su tutto

by Giorgio Nigra
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Roma, 15 nov – Lo avevamo visto prima amabilmente ricevuto dai vertici della Trilateral Commission, poi a suo agio fra i big della finanza del Forum Ambrosetti. Ora Luigi Di Maio completa il suo accreditamento con i poteri forti con il rituale viaggio a Washington. L’obbiettivo è rassicurare i padroni che le “teste calde” grilline sono pronte a governare e, in tal caso, non faranno strappi. Di Maio gioca su un difficile equilibrismo, da un lato cerca di rendere l’abiura meno dolorosa per la sua base, dall’altra cede praticamente su tutti gli aspetti ai desiderata statunitensi. A cominciare dal tradizionale rifiuto grillino delle alleanze di qualsiasi tipo. E infatti, a chi gli chiede come faranno, in questo modo, ad andare al governo, l’esponente pentastellato replica: “Se non avremo la maggioranza assoluta ci assumeremo la responsabilità di non lasciare il Paese nel caos”. Formula democristiana per dire che sì, i tempi sono maturi per fare un bell’inciucio.

Ma è soprattutto la politica estera che, ovviamente, interessa agli americani. Di Mario versa miele nelle orecchie degli americani: “L’America è nostro alleato, la Russia è un importante interlocutore”. Quanto alle sanzioni, “noi siamo per toglierle. Loro sostengono che sono uno strumento. Dobbiamo capire se sta funzionando. Comunque rifiutiamo qualsiasi tipo di aiuto da parte di Stati esteri che vogliono condizionare le elezioni. Il M5S non ha intenzione di stabilire relazioni con altri Stati per trarne vantaggi”. Insomma, niente sanzioni, con mille “ma” e “però” che fanno capire come, anche sul punto, si sia già pronti alla retromarcia. E la Nato, da cui i grillini volevano uscire? “Qualsiasi messa in discussione su questo fronte deve essere legata a un dialogo con gli Stati Uniti”. Ah, ecco.

“Attualmente il nostro obiettivo è che quando si prendono decisioni in Italia che riguardano la Nato, il Parlamento deve avere più potere. Da questo punto di vista non c’è un pregiudizio ideologico nei confronti degli americani dell’essere nostri alleati. Abbiamo sempre detto e lo dirò anche oggi che il nostro obiettivo è restare nella Nato ma abbiamo perplessità sulla spesa al 2% del Pil in armamenti. A noi farebbe piacere avviare dei progetti in ottica di sicurezza per rafforzare l’intelligence, investimenti in innovazione che possano anche essere partnership esclusive con gli Stati Uniti”. Figurarsi, poi, se il M5S uscirà dall’Unione europea: “Se il Movimento Cinque Stelle andrà al governo resterà nella Ue ma magari metterà in discussione alcuni trattati e la questione del deficit al 3%”. Credevamo fosse Di Maio, invece era Fanfani.

Giorgio Nigra

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4 comments

ANTERO 15 Novembre 2017 - 9:05

Un fanfarone …

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serena 15 Novembre 2017 - 9:32

Ah, una poltrona….

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Di Maio cede e Salvini traccheggia: dov’è finito il sovranismo? 6 Aprile 2018 - 11:35

[…] sorta di sovranismo populista e ultrademocratico, Luigi Di Maio ha invece rotto ogni indugio. Prima ha rassicurato i tanto odiati «poteri forti» sull’«affidabilità» dei Cinque Stelle, poi ha messo ieri la pietra tombale su ogni velleità […]

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Di Maio cede e Salvini traccheggia: dov'è finito il sovranismo? | NUTesla | The Informant 6 Aprile 2018 - 4:00

[…] sorta di sovranismo populista e ultrademocratico, Luigi Di Maio ha invece rotto ogni indugio. Prima ha rassicurato i tanto odiati «poteri forti» sull’«affidabilità» dei Cinque Stelle, poi ha messo ieri la pietra tombale su ogni velleità […]

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