Home » Diti medi e fischi per la Raggi: “Buffona, sgombera CasaPound”. Il 25 aprile di Roma

Diti medi e fischi per la Raggi: “Buffona, sgombera CasaPound”. Il 25 aprile di Roma

by Davide Di Stefano
0 commento

Roma, 25 apr – Pochi applausi, una bordata di fischi, in molti con il dito medio alzato e insulti a ripetizione. Non è stato un 25 aprile facile per Virginia Raggi, contestata a Roma durante le celebrazioni a Porta San Paolo. Nemmeno i vertici dell’Anpi sono riusciti a placare la folla, tentando di spiegare ai manifestanti arrabbiati che la “sindaca” avrebbe fatto un discorso “molto importante”. Le immagini della piazza romana parlano chiaro; come sempre accade nella Capitale la manifestazione del 25 aprile è organizzata da centri sociali ed estrema sinistra. Fin da subito sono stati lanciati cori contro il governo gialloverde, alla faccia di chi ancora prova a spacciarla come “la festa di tutti”.

“Vattene a casa!”

“Buffona! Vattene a casa e libera CasaPound“. Questo un po’ il riassunto delle contestazioni che hanno più volte interrotto il discorso della Raggi, nonostante il presidente dell’Anpi di Fabrizio De Sanctis provasse a spiegare come la presenza del primo cittadino rappresentasse “l’impegno delle istituzioni per l’antifascismo”. “Il 25 aprile è la festa di liberazione dall’occupazione nazifascista” ha esordito la Raggi, “abbiamo lavorato per poter raccogliere quell’eredità, dirsi antifascisti è fondamentale”.

L’appello all’unità della Raggi

La “sindaca” ha poi provato a rispondere ai contestatori. “Abbiamo lavorato tanto per raccogliere quell’eredità ma come comunità cittadina non siamo stati all’altezza dei nostri predecessori di settant’anni fa, questo va detto. Noi non siamo stati in grado di proteggere il nostro corteo unitario e abbiamo tutti perso un’occasione, i fischi non riscriveranno la storia. La porta del Campidoglio è sempre aperta per chi vuole dialogare. Buona festa della liberazione a tutti”.

A nulla sembrano valsi gli sforzi fatti dalla Raggi in questi primi tre anni da sindaco di Roma sul fronte dell’antifascismo: dal costanti flirt con l’Anpi, passando per la toponomastica, fino ai continui attacchi a CasaPound. Ai compagni romani “nun je basta”, pretendono di più. Nella logica perversa dell’antifascismo basata sull’invida e sull’odio, i pentastellati alleati di Salvini restano quantomeno dei “criptofascisti”. Alla Raggi non basterà cantare Bella Ciao in Campidoglio per i prossimi mille anni.

Davide Di Stefano 

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati