Roma, 30 mag – Si conclude la girandola di cambi alla guida delle società partecipate. Ultima in ordine di tempo, le Ferrovie dello Stato. Con il passaggio di Mauro Moretti alla guida di Finmeccanica restava infatti quest’ultima casella ancora da sistemare. Nei giorni scorsi si erano rincorse voci di un conflitto fra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il titolare del dicastero dei Trasporti Maurizio Lupi, quest’ultimo più orientato ad un nome che garantisse il percorso orientato alla liberalizzazione e alla tutela anche degli interessi privati.
La distanza è rientrata negli ultimi giorni, convergendo sul nome dato fin dall’inizio come più probabile: Michele Elia, ex amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana, la controllata proprio dalle FS ed incaricata della gestione vera e propria delle infrastrutture fisiche. Un percorso, quello di Elia da Rfi alla capogruppo, che ricalca il cursus honorum già percorso a suo tempo da Moretti.
Michele Elia eredita un gruppo che nel corso degli ultimi anni ha consolidato la propria posizione. Complici il piano di ristrutturazione, l’aumento del prezzo dei biglietti, la riduzione delle corse locali (di competenza del servizio universale) a causa dell’indiscriminato taglio dei trasferimenti dalle regioni, l’accelerazione sugli investimenti nell’alta velocità, nonostante la crisi le Ferrovie hanno approvato il bilancio 2013 che si chiude con un utile netto di 460 milioni di euro. Si legge nella nota: «La performance 2013 e la sostanziale realizzazione di tutti gli obiettivi del Piano Industriale 2011-2015, nonostante il protrarsi della crisi economica nazionale e internazionale, confermano la bontà del percorso di risanamento strutturale della gestione, intrapreso fin dal 2007. La rafforzata solidità di Ferrovie dello Stato Italiane rappresenta la premessa fondamentale per far raggiungere al Gruppo obiettivi, ancor più sfidanti, descritti nel Piano Industriale 2014-2017, approvato nel febbraio scorso e presentato alla comunità finanziaria il 25 marzo 2014».
Nonostante gli ottimi risultati e l’esigenza di proseguire nel piano di investimenti e sviluppo, la prospettiva è già tracciata a priori. Il ministro Lupi ha infatti sottolineato che è «Da verificare insieme con il nuovo cda di una privatizzazione intelligente, non nel senso di privatizzare le Ferrovie ma come con Poste di collocarne in borsa un pezzo». Come la cessione, pur parziale, di un gruppo tornato ad essere profittevole, che stacca importanti dividendi al suo azionista (le Ferrovie sono controllate al 100% dal ministero dell’Economia) e rappresenta un cardine del sistema economico possa essere in qualche modo “intelligente”, non è dato sapere.
Filippo Burla