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I globalisti lo vogliono capitano dell'Italia ma la Serie A lo ignora: lo strano destino di Balotelli

by Paolo Bargiggia
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Roma, 10 lug – Da potenziale capitano della Nazionale italiana a soggetto ingombrante e inutile per i club di serie A. Qualcosa stride pesantemente nella lettura che la Federcalcio, il cittì Roberto Mancini e parte della stampa italiana hanno voluto offrirci sul ritorno di SuperMario Balotelli in azzurro dopo quattro anni: l’Uomo Nuovo in grado di far dimenticare il flop alle qualificazioni al Mondiale di Russa; l’uomo cambiato, maturato, senza più nessuna traccia di quella inidoneità caratteriale che lo aveva spinto fuori da Casa Italia anche per volontà del gruppo, che non aveva digerito le Balotellate al Mondiale in Brasile. Invece, nella sostanza non è così e tutto sembra essere stato un grande equivoco: come spiegare altrimenti che, nonostante Mino Raiola, l’agente dell’attaccante, potente e solitamente con argomenti decisivi, lo abbia offerto ripetutamente a Napoli, Roma, Milan e Sassuolo, fin qui siano arrivati dei secchi rifiuti?
Non sarà certo per il costo del cartellino di Balotelli, che il Nizza, sfruttando una scrittura privata con il procuratore, valuta sui 10 milioni di euro, anche se formalmente il giocatore era svincolato, prima di un tanto contestato rinnovo automatico appunto. Non sarà certo per un ingaggio indubbiamente alto per il valore assoluto del giocatore (dai 5 ai 7 milioni la richiesta) perché, per tornare in Italia, Balotelli se lo sarebbe anche ridotto. Lui vorrebbe la vetrina del campionato italiano, Mancini,  anche mediaticamente,  spinge per questa soluzione, ma nei fatti, fin qui non ci sono state offerte. Balotelli è riuscito a rompere col Nizza e con il nuovo tecnico Vieira, non presentandosi in ritiro il primo giorno. E adesso ha in mano una proposta del Marsiglia di Rudi Garcia, l’unica ancora di salvezza per colui il quale diventare capitano della Nazionale italiana, sarebbe stato “un motivo di orgoglio per tutti gli africani in Italia…”.
Un corto circuito mediatico a cavallo del ritorno di Balotelli in azzurro, con l’esordio del nuovo citti’ Mancini e le amichevoli prima del Mondiale già programmate con Arabia Saudita, Francia e Olanda. Con una Federcalcio commissariata e senza una progetto forte e coerente, con un indubbio vuoto di potere è successo quindi che, intorno a Balotelli e all’uso che ne hanno fatto in Nazionale, si scatenassero i sostenitori del Mondialismo sfrenato e dell’integrazionismo a tutti i costi. Balotelli aveva pubblicamente criticato la politica del governo in tema di immigrazione, senza che nessun  rappresentante della Figc si sentisse in dovere di intervenire. La Roma non lo ha acquistato, nonostante il suo agente Raiola abbia seguito per i giallorossi l’acquisto del giovane Kluivert, stia provando a portare l’esterno marocchino  Ziyech sempe dall’Ajax e tenga in caldo la trattativa col Psg per Areola in caso di cessione di Allison.
Ma per Balotelli, comunque niente da fare: Dzeko e Schick non vanno disturbati. Uguale, nella sostanza, la risposta del Napoli. Solo in Cina, dicono e in Turchia avrebbero cercato Balotelli. Allora, sarebbe giunto il momento di riportare le cose alla normalità: smetterla di propagandare l’ideologia di SuperMario capitano in azzurro, per sfruttarne la visibilità su temi troppo seri e delicati che nulla hanno a  che vedere con il calcio e che, anzi, fanno male al Sistema perché divisivi. E magari, per una volta, prendere atto che il Sistema Raiola non ha pagato e comincia a scricchiolare.  

Paolo Bargiggia

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