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La Grecia torna sul mercato. Se il default sovrano è una paura infondata

by Filippo Burla
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grecia_650x250Atene, 10 apr – La Grecia è pronta al rientro sul mercato dei titoli del debito pubblico. Su indicazione del ministero delle Finanze, guidato dal tecnico Yannis Stournaras, un gruppo di banche internazionali si prepara a intermediare un importo pari a circa 2 miliardi di euro di obbligazioni statali. L’emissione, che si prevede quinquennale, dovrebbe essere lanciata domani e avviene a quattro anni dall’ultimo collocamento effettuato ad inizio 2010.

Il tasso di interesse di quelli che erano stati ironicamente definiti “sirtaki bond” -cugini degli argentini “tango bond”- dovrebbe collocarsi poco sopra il 5%, ben al di sotto delle doppie cifre raggiunte sul mercato secondario durante la tempesta perfetta quando avevano doppiato fin la soglia del 30%, in linea con le previsioni sull’economia ellenica che è data in ripresa già a partire da quest’anno. Una ripresa sulla quale è lecito nutrire più di qualche dubbio dato che gli indici non sembrano mostrare miglioramenti significativi: più di 400mila bambini sono in condizioni di indigenza estrema, con il 44% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà relativa, mentre il 50% delle famiglie non riesce a racimolare il necessario per garantirsi una dieta variegata. Ecco il 2.9% previsto per Atene nel 2015: competitività ritrovata grazie alla disoccupazione e alla contrazione dei salari, oltre all’aumento delle tasse e al taglio sulle pensioni, misure che riducendo la domanda interna spingono in positivo la bilancia commerciale. In condizioni normali si parlerebbe di crescita drogata.

Quel che rileva, tuttavia, è che il ritorno sui mercati avviene a pochi anni di distanza dal default. Perché sì, in termini strettamente tecnici la Grecia aveva dichiarato fallimento. Pur controllato ed eterodiretto ma, di fronte al taglio unilaterale (il cosiddetto haircut) di oltre il 50% del valore dei titoli detenuti dai creditori bancari e privati, è difficile trovare altra definizione. Tutto ciò ha un significato ben preciso: parlare di mancato rimborso -anche solo parziale- del debito pubblico non è più vietato. Chi prevedeva catastrofi continentali, partendo dall’effetto domino del boicottaggio del paese e arrivando perfino a richiedere la vendita del Partenone, dovrà ricredersi. Il contagio virale non c’è stato e, dove la crisi ha morso in misura maggiore (Grecia compresa, Spagna, Italia) è stato principalmente a causa delle misure di austerità imposte che hanno trovato facile sponda nei deboli governi locali. Non certo all’operazione sul debito, per il quale deve ancora essere spiegata la presunta correlazione fra taglio netto e insorgere della recessione. Tanto più che, di fronte all’haircut, attualmente Atene può contare su un avanzo di bilancio che, al netto degli interessi sul debito, le permetterebbe di non dover più rivolgersi ai mercati internazionali. Una situazione che ricorda molto da vicino quella italiana. A buon intenditor.

Filippo Burla

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