210 milioni per l’immigrazione, ma mancano le risorse per rifinanziare la Cig. Spiagge in vendita?

manovrinaRoma, 10 Ott – Saccomanni ha dato l’altolà: «si deve riportare il Pil sotto il 3%». La ricetta per raggiungere questo obiettivo è chiara per il ministro dell’Economia e prevede due modalità: «la vendita di immobili di proprietà del Demanio – per 500 milioni – e la riduzione delle spese dei ministeri e dei trasferimenti degli enti locali per 1,1 miliardi».

Tradotto: tagli e dismissioni. Un intento che viene perfettamente rispecchiato nel testo della “manovrina” correttiva sui conti pubblici dove magari non si ritroverà il paventato spauracchio dell’aumento della benzina, ma per il resto ci si è andati giù pesante con una riduzione generalizzata dei budget di spesa per i ministeri, «fatta eccezione per quelli di Ricerca, Sanità e Istruzione» si affretta a precisare Saccomanni e con la messa in vendita di beni demaniali, tra cui potrebbero rientrare anche le spiagge .

Insomma tagli per tutti? Non proprio. Se infatti aziende e lavoratori, nonostante le iniziali promesse, non potranno dormire sonni tranquilli a causa del mancato rifinanziamento di 330 milioni della cassa integrazione in deroga, le associazioni assistenziali di casa nostra potranno invece esultare per lo stanziamento di 210 milioni di euro a favore della gestione dell’emergenza immigrazione.

La cosa interessante sta però nello scoprire da dove sono state attinte queste ultime risorse: infatti la rimodulazione dei fondi del ministero degli Interni che ha consentito la disponibilità economica in questione proviene in parte dal fondo rimpatri, ma in parte e soprattutto da tagli al fondo di solidarietà per vittime di mafia ed usura e da 70 milioni di gettito Inps derivante dalla regolarizzazione degli immigrati.

Un Inps quindi cornuto e mazziato, che perde in un colpo solo soldi per la cig e liquidità interne per effetto dei tagli, trovandosi in definitiva ad affrontare a breve una situazione di totale difficoltà con sempre meno risorse e sempre più richieste di interventi a sostegno del reddito.

Tra le politiche di gestione dell’emergenze nel nostro Paese non c’è dubbio su quale modello abbia nuovamente avuto la meglio. 

Francesco Corrieri

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