Roma, 13 mar – Qualcosa si muove nel mercato del lavoro, ma non è abbastanza. L’occupazione, è vero, nel 2018 cresce per il quinto anno consecutivo. Ma aumenta di pari passo la precarizzazione degli occupati. E le retribuzioni sono sempre più basse: un lavoratore su cinque guadagna meno di nove euro l’ora. E’ il quadro che emerge dalle ultime rilevazioni Istat e dal rapporto Inps.
Aumentano gli occupati a tempo determinato
Gli occupati aumentano di 192 mila unità (+0,8%), secondo gli ultimi dati Istat, e il tasso di occupazione sale al 58,5% (+0,6 punti), rimanendo di appena 0,1 punti al di sotto del picco del 2008.
L’aumento tra i lavoratori dipendenti riguarda “esclusivamente quelli a tempo determinato” (+323 mila, +11,9%) mentre dopo quattro anni di crescita cala il tempo indeterminato (-108 mila, -0,7%).
Scende il tasso di disoccupazione
Nel 2018 diminuisce il tasso di disoccupazione dall’11,2% del 2017 al 10,6%. Anche per i giovani c’è un miglioramento di 2,6 punti fino a un tasso di disoccupazione giovanile del 32,2%.
Il numero dei disoccupati complessivamente si riduce di 151 mila unità (-5,2% fino a quota 2 milioni 755 mila), “in misura più intensa rispetto al 2017”.
Il calo della disoccupazione riguarda sia le persone in cerca di lavoro da almeno 12 mesi (-82 mila, -4,9%) sia disoccupati di breve durata.
Il 22% dei privati guadagna meno di 9 euro lordi l’ora
Il 22% dei lavoratori dipendenti delle aziende private (sono esclusi gli operai agricoli e i domestici) ha una retribuzione oraria inferiore a 9 euro lordi, ossia al di sotto della soglia individuata da uno dei disegni di legge sul salario minimo in discussione al Senato.
La stima arriva dall’Inps che oggi è stato audito dalla commissione Lavoro del Senato. Il 9% dei lavoratori è al di sotto degli 8 euro orari lordi mentre il 40% prende meno di 10 euro lordi l’ora.
Adolfo Spezzaferro
1 commento
Bene…si sta attuando perfettamente il progetto degrado-globalista dei Rothschild, della finanza sionista massonica, e dei loro innumerevoli burattini che governano i nostri stati nazionali. Ad maiora!