Napoli, 1 apr – Una boccata d’aria fresca in mezzo a notizie di cronaca che parlano di crisi economica, disoccupazione e, nei casi più disperati, anche di imprenditori che decidono di togliersi la vita. Succede ad Acerra (Napoli), nella fabbrica Screen Sud, che, come riporta TgCom24, produce telai in acciaio, reti antintasanti-setaccio per le industrie estrattive e l’edilizia. In seguito al fallimento dell’impresa, avvenuto nel 2012, 12 dei 50 operai che si ritrovarono senza lavoro decisero di acquistare dal tribunale i macchinari e prendere il comando dell’azienda, rischiando liquidazione e i risparmi accumulati in una vita di sacrifici. Bene, dopo 7 anni e varie vicissitudini – tra cui un incendio – la coop fattura ora 2 milioni di euro l’anno. Raffaele Silvestro, è presidente della cooperativa ed ex responsabile commerciale della vecchia società e parla così dell’esperienza: “Ti alzi da casa tua e vieni a casa tua. Trovi più energie in tutto quello che fai perché lo fai per te. È un’esperienza unica. Non è tutto rosa e fiori. Ci sono gli screzi ma si superano […] So che se ci sono difficoltà, chiedo ai miei compagni di rinviare lo stipendio per pagare un fornitore, e mi dicono di sì”.

Le difficoltà

Non tutti gli operai rimasti senza occupazione dopo la messa in liquidazione della società se la sono sentita di rischiare la propria liquidazione: per 12 di loro invece, l’avventura è iniziata mettendo dai 7 ai 25 mila euro di liquidazione e portando il capitale sociale a 130mila euro. Moltissime le difficoltà incontrate dagli operai sul cammino per portare a compimento il proprio sogno: i ritardi dell’Inps nel pagamento delle liquidazioni, furti, sabotaggi, un incendio hanno messo a rischio la riuscita del progetto. “Un percorso a ostacoli difficilissimo, se ci penso ora mi vengono i brividi. Abbiamo lottato anche a casa nostra. Mia moglie mi diceva: ‘Trovati un altro lavoro’. Io sempre nervoso: avevo molta paura ma ho deciso di rischiare perché mi fidavo dei colleghi. La disperazione ci ha dato la forza di rischiare e forza di volontà per realizzare”, racconta un altro imprenditore, Carmine De Luca. Ora gli ex-operai della ScreenSud si godono i frutti della loro intraprendenza e del loro coraggio.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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