Roma, 24 mar – È buffo che siano le paladine stesse della dignità della donna ad azzoppare la libertà di quest’ultima, in un vortice di ingerenze nelle vite degli altri, di autocelebrazioni in quanto eroi (im)popolari e imposizione del Pensiero Unico. Esistono delle milizie, le guardie della rivoluzione rosa che monitorano l’Italia e l’Occidente tutto, imponendo le regole di un non meglio precisato bon ton, rispettoso di una non meglio precisata minoranza che pare vessata dall’universo opposto, il quale, per non ben precisati motivi, dovrebbe avere a cuore l’estinzione del gentil sesso. Le pene sono la pubblica gogna, che in un paese che vuol definirsi civile non dovrebbe mai avvenire, e dunque un processo mediatico forzato, veloce, dove un unico organo riassume in sé il ruolo di pubblico ministero e di giudice. I tratti fondamentali di una dittatura pare che ci siano.
Ogni regime dispotico è di per sé incoerente: propugna il diritto alla felicità dei suoi cittadini ledendo, al contempo, il diritto alla libertà, che talvolta consiste anche nell’essere felicemente infelici. Così, il regime delle donne (non tutte, grazie al cielo) investe, con la pretesa d’essere depositario di una verità assoluta, la libertà di chiunque d’essere portatore di un concetto di appagamento personale e di felicità individuale strettamente personale, al quale ognuno di noi può decidere di avvicinarsi con i mezzi che la propria morale permette, sottoposti alla legge dello Stato e a questa soltanto, tribunali non del popolo rosa incazzato ma giusti, dunque nettamente super partes, non talebani e che sanno distinguere i reati dai peccadillos. Poi sorge la moda, cioè il metodo semplice per surfare la cresta dell’onda, essere à la page, non démodé, uno stile di vita sempliciotto adottato dai sempliciotti, coloro che preferiscono adagiarsi sulla via comoda tracciata da qualcuno (e chissà perché…) anziché, con coraggio e caparbietà, cimentarsi nella costruzione di un nuovo pensiero, di una nuova lotta, di proporre la cessazione delle ostilità, di proporre la lotta all’omologazione.
Un misto di paura e di incapacità porta alla creazione di questo mostro, il Pensiero Unico, che si diffonde come un cancro nel corpo di un paese e della sua opinione pubblica, imponendosi e obnubilando le menti di tutti. Certamente si finisce per scadere nel ridicolo, nel patetico, così il femminismo militante, così l’ideologia multiculturalista, che fu quella per la quale le statue dei Musei Capitolini ritraenti corpi nudi dovevano esser coperte per non urtare la sensibilità del presidente della Repubblica islamica dell’Iran. Ed effettivamente vennero celate all’occhio spento del nostro ospite. In una corsa all’idiozia, sul fronte femminista si danno un gran da fare: proprio sul Primato Nazionale abbiamo letto della molestia percepita da alcuni consiglieri comunali donne del Comune di Heikendorf in Germania, a causa della vista nell’aula consigliare di certi dipinti di Piepgras. Molestie percepite, è bene sottolinearlo ed evidenziarlo. Si apre così una voragine nel diritto e nel buonsenso capace di inghiottire tutte le rimostranze più assurde e ingiuste. Gli scemi vengono sfruttati dai nemici dell’Occidente cristiano, i quali, reduci dalla sconfitta del comunismo, si attaccano con tutte le loro forze alle battaglie idiote nate per caso grazie a persone annoiate, che nel ’68 avrebbero fatto bene ad occuparsi d’altro, incrinando in questo modo la solidità dell’unica civiltà al mondo che mette al centro dei propri interessi l’uomo e la sua vita, la persona e la sua libertà.
Insomma, difficile ritenere Asia Argento capace di un tal piano sovversivo, difatti lei non è conscia della strumentalizzazione che viene fatta delle sue oscene battaglie: l’uomo bianco occidentale è il male assoluto, il quale deve essere sia ridotto ai minimi termini sotto un profilo numerico grazie all’aborto usato come contraccettivo e ad una non-crescita imposta da entità sovranazionali, sia sostituito dal maschio migrante apolide, portatore di una cultura per lo più barbara e per questo motivo dominante su quella docile tipica di questa parte di mondo. Non si spiega altrimenti come mai questo cascame di pseudo rivoluzionarie non proferisca parola sulle violenze e sui soprusi quotidianamente inflitti alle donne in molti paesi islamici, se non privatamente dagli uomini, addirittura in ottemperanza alle leggi di Stato, ovvero alla Sharia. Stiamo assistendo ad un tripudio folle per la concessione in Arabia Saudita di alcune libertà alle donne: poter guidare e andare al cinema. Si festeggia e si stappa la bottiglia migliore per queste storiche conquiste mentre la propaganda omologante racconta l’Italia come un tetro luogo di violenze e femminicidi, sebbene si sia agli ultimi posti per numero di donne uccise.
E rimanendo in casa nostra, il Regno Unito è la dimostrazione plastica della totale inconsistenza delle teorie delle paladine del MeToo: dall’aprile al settembre 2017 sono state infibulate 4503 donne. Inutile specificare che non sono i riti cristiani a prevedere tale pratica, ma è fondamentale constatare che nessuna di quelle che percepiscono le violenze alla vista di un quadro si è chiesta cosa diavolo stia accadendo in questo paese europeo. Per completezza di informazione, è utile sapere che secondo un reportage del Times i banchi delle scuole primarie inglesi sono occupati in gran parte da musulmani e che si moltiplicano le no-go-zone per le donne a Londra, le quali non fuggono dai nudi presenti in certe favolose opere d’arte. Se la salute delle donne stesse a cuore alle varie sigle del femminismo mondiale, dovrebbero costoro domandarsi cosa accadrà quando, seguendo questo iter, il numero degli islamici in Europa sarà raddoppiato. O se nel Regno Unito e in Belgio avranno un giorno successo i partiti “Sharia for the Uk” e “Sharia4Belgium”, attualmente fotografati come una ventata di novità frizzante dai colossali odiatori di questo libero popolo, che tramite l’imposizione del Pensiero Unico ritengono di poter condurre al suicidio l’intera coscienza pubblica. Abbattere il conformismo del linguaggio e la correttezza dell’etica significa, oggigiorno, affermare a gran voce che Harvey Weinstein non è un problema: solo un magnifico produttore cinematografico. E che il suo famoso sofà era evidentemente e tremendamente comodo, visto il numero di aspiranti attrici che vi si sedette.
Lorenzo Zuppini
Quella stolta "non cultura" dominante e il piagnisteo femminista
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2 comments
Ottimo lucido onesto articolo. Grazie.
Bellissimo articolo che fà pensare a come l’uomo italiano libtard oramai completamente femminizzato e la donna italiana che segue la moda trendy, convinta di avere chissa’ quali superiori diritti, non potranno resistere alla dittatura finanziaria attuale ben nascosta e le cui bugie vengono veicolate dai loro media.Non potranno anche resistere ai molti scansafatiche o criminali che i globalisti stanno facendo venire a milioni per cancellare l’identità del paese e dominarlo. Quando sarà una babilonia, non ci sarà un popolo con una stessa cultura e intenti che reclamerà con forza il ritorno nelle mani pubbliche dei beni svenduti agli usurai come le banche, la banca d’italia e altre aziende pubbliche.Avendo tolto certezza di appartenenza nazionale, famigliare, religiosa con messaggi continui ed anche una chiara identità sessuale nei giovani con la promozione della teoria gender avremo persone a cui è stata tolta ogni certezza e cioè prive di una chiara identità e individualità e percio’ facilmente schiavizzabili.Pensate che la teoria del gender sostiene che ci sono 56 espressioni sessuali diverse; siamo nelle mani di elites perverse e fuori di testa!