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Ribelli d’Indastria: metal vivo e senza compromessi

by La Redazione
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Roma, 25 mag – In un panorama musicale spesso anestetizzato da produzioni fotocopia, i Ribelli d’Indastria tornano a scuotere le coscienze – e le casse – con un album che è tutto tranne che indifferente. “Nel mondo ma non col mondo” è più di un titolo evocativo: è una dichiarazione d’intenti, un manifesto sonoro che unisce rabbia, tecnica e identità. Un lavoro che non si limita a suonare forte, ma dice qualcosa. E lo dice dannatamente bene.

Un nuovo inizio, senza rinnegare le radici

La band torinese ha voltato pagina senza strappare le precedenti. Le tracce di questo nuovo disco segnano una cesura netta rispetto ai lavori passati, aprendo a un metal più maturo, strutturato e – cosa rara – riconoscibile. Le influenze si sentono, certo: c’è l’ombra dei Children of Bodom nei fraseggi, l’impatto frontale dei Pantera, echi dei Morbid Angel nei mid-tempos più oscuri. Ma non c’è imitazione, piuttosto assimilazione. I Ribelli non si perdono in citazionismi, costruiscono una voce propria.

Una produzione di livello internazionale

Dal punto di vista tecnico, il disco è una sorpresa continua. La produzione sonora è pulita, potente, curata nel dettaglio. La sezione ritmica picchia duro ma resta sempre sotto controllo, con una precisione che lascia poco spazio al caso. La chitarra è protagonista assoluta: precisa, tagliente, capace di passare da assoli virtuosistici a riff rocciosi senza perdere in intensità. Chi ama il metal suonato con gusto e cervello, qui troverà pane per i propri denti.

Voce ruvida, cuore autentico

Il cantante è l’altro grande pilastro di questo disco. La sua voce, ruvida e profonda, riesce a tenere insieme l’anima death delle origini con una nuova consapevolezza interpretativa. C’è spazio anche per aperture inaspettate: nella traccia +39, ad esempio, compare un cantato femminile che evoca atmosfere gotiche, quasi da Cradle of Filth periodo “Dusk and Her Embrace”. Un dettaglio? No. Un tassello importante nella costruzione di un universo sonoro che sorprende senza mai disorientare.

L’arte dell’album: quando la copertina dice tutto

Anche l’artwork merita una menzione speciale. Non è un semplice “vestito” grafico, ma una porta d’ingresso nel mondo dei Ribelli d’Indastria. Uno sguardo attento capisce subito che non ci troviamo davanti a una raccolta di brani scollegati, ma a un racconto in musica. Proprio come gli LP di una volta, “Nel mondo ma non col mondo” è un album vero. Le canzoni non vivono da sole, ma si completano a vicenda, creando un viaggio coerente che chiede di essere ascoltato nella sua interezza.

Un titolo che è tutto un programma

Il titolo non è un gioco di parole, ma un pensiero profondo: vivere nel mondo senza farsi omologare dal mondo. Un concetto che affonda le radici nella filosofia cristiana (è una citazione dal Vangelo di Giovanni), ma che i Ribelli reinterpretano in chiave moderna, laica, e pienamente metal. Un invito a restare sé stessi anche quando tutto spinge a essere altro.

Un disco che resta, come quelli di una volta

In tempi in cui si consuma musica come fast food, “Nel mondo ma non col mondo” si prende il suo spazio. È un disco che ha qualcosa da dire, e che lo dice con forza, talento e passione. E forse è proprio questa la sua più grande qualità: non si limita a colpire all’ascolto, ma resta, ti accompagna, ti sfida. Come ogni vero album, cresce con ogni ascolto. E racconta qualcosa di nuovo ogni volta.

La Redazione

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