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Rigurgiti antifascisti e come combatterli (prima parte)

by La Redazione
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Roma, 11 ago – Gianfranco De Turris fa il punto sulla nuova ondata di antifascismo militante dai tratti spesso surreali e involontariamente comici. Un intervento da non perdere, che pubblichiamo, oggi e domani, in due puntate [IPN]

Dunque la Procura di Milano, si è appreso il 4 agosto scorso, ha archiviato le ipotesi di ricostituzione del partito fascista e di apologia di fascismo in base alla Legge Scelba del 1952 nei confronti dei dieci militanti di destra, sul migliaio che vi parteciparono, per la manifestazione del 29 aprile al Campo X del Cimitero Maggiore di Milano dove sono sepolti i caduti noti e ignoti della Repubblica Sociale e dove venne effettuato un collettivo saluto romano immortalato da foto finite in Rete e quindi sulla stampa. Non venne effettuato altro e non c’erano slogan e bandiere. L’episodio suscitò le ire funeste della prefetta del capoluogo lombardo e del suo sindaco, oltre che gli anatemi dell’onnipresente ANPI e della presidenta della Camera. Ci si deve rallegrare solo in parte di questo risultato, dato che la magistratura, Cassazione compresa, è ondivaga sulla fattispecie, ma esso è significativo dato che in Parlamento è sempre in discussione la Legge Fiano (dal nome del parlamentare piddino primo firmatario) che inasprisce e fiscalizza, ampliandole a dismisura, le norme delle Leggi Reale e Mancino (che di certo non saranno abrogate, ma si sovrapporranno) e che, con il suo elenco di minuziose fattispecie in sostanza si presenta come una legge che istituzionalizza il reato di opinione sino ai limiti del ridicolo, come per il divieto di vendere busti del Duce, calendari “fascisti”, vini con etichette “nostalgiche” e via di questo passo.

Se ne sono accorti addirittura quelli del M5S, che non brillano certo per cultura. Ci sono varie considerazioni da fare in merito. La prima, più generale, è che l’Italia, paese di legulei, è la nazione che produce più leggi al mondo, ne abbiano una pletora infinita che si sovrappongono nel tempo, complicano le interpretazioni, si contraddicono, in un intreccio inestricabile per chi deve interpretarle e applicarle… Lo dicono tutti i nostri giuristi, ma senza risultati: il Parlamento continua a sfornarne di sempre più complesse e farraginose che, nella loro minuziosità si illudono di prevedere tutto il prevedibile dell’argomento di cui sii occupano, spessissimo futile e settoriale. Allo stesso tempo, ci si illude che queste leggi tanto specifiche, siano un deterrente nei confronti di une nuovo reato previsto. Due casi recenti, quello del “femminicidio” e quello dell’ “omicidio stradale”, chiesti a gran voce da una parte della pubblica opinione eccitata da lobby, associazioni consumatori varie e mass media, che non hanno certo portato ad una diminuzione di questi casi, al contrario sembra che quasi li abbiano incrementati. Nessuno viene frenato dalle gravi pene previste. Invece di inventare nuovi reati con nuove complicate leggi, sarebbe stato sufficiente indicare pesanti aggravanti specifiche per reati già previsti dai Codici.

Era la via più semplice e logica, ma non è stata presa nella minima considerazione perché si doveva accontentare, ad esempio, la potente lobby della “teoria gender” e così introdurre il termine assurdo “femminicidio” nel nostro vocabolario anche giuridico (“maschicidio” per un assassinio uguale e contrario nessuno si sogna di usarlo!). Lo stesso accadrà per la Legge Fiano, se verrà approvata nei termini generici e al tempo stesso stringenti in cui è stata proposta. A mio parere se ne vedono già gli effetti, vale a dire in questo caso una singolare escalation quasi provocatoria e che viene enfatizzata dai mass media dandole enorme visibilità (un collegamento causa/effetto ben noto, ma che i giornalisti sembrano ignorare). Dai precedenti casi della festa in costume fascista organizzata da una scuola di Roma, al micro partito che ha il termine “fascismo” nel nome e che ha eletto una rappresentante nel consiglio comunale di un paesetto, alla plateale manifestazione al cimitero di Milano di cui si è detto, sino alla insegnante quarantenne che si definisce “fascista” sul suo profilo Facebook, subito oscurato d’autorità quando il caso è uscito sulla stampa (e se questo non è un impedire la manifestazione del proprio pensiero cosa è?), sino ai grotteschi casi di “fascismo balneare”: il gestore di uno stabilimento a Chioggia indagato dalla… Digos (!) e messo sotto inchiesta dalla locale Procura dopo che la solertissima Repubblica antifascista aveva documentato l’affissione di cartelli con frasi non firmate ma attribuibili a Mussolini; e la comparsa in una piscina di Empoli di costumi da bagno maschili con la scritta posteriore “Boia chi molla!”, che probabilmente avranno indignato l’ANPI e la Boldrini per bilanciare la cui offesa sarebbe allora il caso di commercializzare slip femminili con scritto, ma sul davanti, “Me ne frego!”. Per non parlare infine del caso degli “auguri” per il compleanno del Duce…

Che vuol dire tutto questo? A me danno l’impressione di essere consapevoli atteggiamenti provocatori che nascono come risposta proprio all’atmosfera esagerata, e ridicola insieme, di un antifascismo militante che si vuole riaccendere. Una reazione umorale di fronte a questi rigurgiti allarmati e allarmistici che provengono anche da certe alte istituzioni che ne parlano spesso a sproposito. Pensando di usare il pugno di ferro contro queste manifestazioni tra il serio e il faceto, una legge repressiva come quella di Fiano & C. non farebbe che incrementarle, proprio per la sua illogica durezza per un reato di opinione rispetto ad altri reati. Un po’ come una reazione uguale e contraria.

Sicché credo che la cosa migliore non dovrebbe essere l’insulto plateale contro l’onorevole piddino, l’invettiva pubblica e privata, le scritte minacciose nei suoi confronti in Rete, sui muri e sulle porte, ma il contrario. Di fronte a queste reazioni non si ottiene altro che far dire a costoro: vedete, abbiano ragione, il fascismo monta, si diffonde, è pericoloso, dobbiamo arginarlo, fermarlo, con una legge pignola e più dura sul piano pecuniario e su quello carcerario. Dovrebbero, questi signori, chiedersi invece perché, a quasi cento anni dalla sua fondazione e a oltre settanta dalla sua sanguinosa caduta, le idee del fascismo e la figura di Mussolini (che pure ci ha portato ad una guerra malamente perduta) attraggono ancora non i reduci ottantacinquenni, ma i giovani e i giovanissimi. Nonostante che la nostra Costituzione “più bella del mondo” nella sua norma transitoria (che quindi doveva essere superata) divenuta perenne, vieti la ricostituzione del PNF, e nonostante le Leggi Scelba e Mancino. Una domanda cui non hanno mai saputo dare risposta. (CONTINUA…)

Gianfranco De Turris

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