Roma, 20 feb – Lo show di Renzi da Vespa è andato come previsto: annunci-choc, minaccette qua e là, la conferma che il ministro M5S Bonafede verrà sfiduciato se non cambierà direzione sulla prescrizione. Tutto per alzare la posta in gioco (magari in vista delle prossime nomine di Stato). Ma che il leader di Italia Viva volesse davvero uscire dal governo o provare a far cadere il premier Conte non ci aveva creduto nessuno. E nessuno crede neanche alla proposta di introdurre l’elezione diretta del premier tramite un governo di larghe intese che modifichi la Costituzione. Un amo lanciato lì, sul primo canale, in quel salotto che tutti definiscono la terza Camera. Tanto per vedere l’effetto che fa (e destabilizzare). Proposta non raccolta da nessuno. Ma andiamo per ordine.
Le bordate del leader di Iv contro i giallofucsia
Ieri Renzi tanto per cambiare ce l’aveva soprattutto con i suoi ex compagni di partito. “Io non voglio morire grillino“, dice intervistato da Vespa a Porta a Porta. Il punto è che, come lui stesso spiega, le divergenze non sono più solo sulla giustizia. Anche sull’economia (lui dice che vorrebbe abolire il reddito di cittadinanza misura-vanto dei grillini), sulle infrastrutture e le riforme. Un modo per tirare la corda, ribadito dall’annuncio che la sfiducia al ministro della Giustizia grillino arriverà “entro Pasqua” se i 5 Stelle “non ritirano la proposta” sulla prescrizione. Poi la sfida al premier: Conte provi pure a far fuori Italia Viva dalla maggioranza, “se ci riesce”. “Ci hanno già provato a farci fuori dalla maggioranza, non ci sono riusciti”, accusa precisando che non è il suo partito a voler uscire dalla maggioranza ma è Palazzo Chigi a voler fare a meno dei renziani. “Hanno provato a mettere insieme i parlamentari ‘responsabili’ – incalza – la prossima volta farebbero meglio a riuscirci“. “Tutti noi dovremmo darci una regolata”, è l’avvertimento dell’ex premier, che non crede “si possa continuare in questo gioco di equilibri. Guardiamoci negli occhi e diciamoci che così non si va avanti”.
Salvini: “Niente trucchetti, si voti il prima possibile”
Poi lo specchietto per le allodole: lavorare tutti insieme per cambiare le regole per eleggere il “sindaco d’Italia, una persona che sta lì per cinque anni“. “La soluzione – dice – è l’elezione diretta del presidente del Consiglio”. Offerta respinta anche dall’opposizione. Matteo Salvini, a Taranto in tour per la campagna elettorale in vista delle regionali, non commenta direttamente le parole dell’ex segretario Pd, ma di fatto gli risponde ribadendo la necessità di un ritorno alle urne il prima possibile: “Spero che il voto politico non si allontani perché questi litigano su tutto e non combinano niente. Avere un governo che non fa nulla, perché litiga su tutto, è un dramma. Quindi spero che si voti il prima possibile – la manda a dire il leader della Lega – e non esistono ‘governini’ e ‘governicchi’, accordi segreti e trucchetti di palazzo: prima si vota e meglio è“. La Lega – è la posizione ufficiale di via Bellerio sulla proposta di Renzi – può accettare solo un governo elettorale senza Conte per fare in pochi mesi una o due cose, ma non certo una modifica della Costituzione che richiederebbe molto, troppo tempo. Poi però Salvini replica direttamente a Renzi: “Elezione diretta del premier? Perfetto. Ricordo però – sottolinea – che c’è in tutti i Comuni italiani la proposta della Lega sull’elezione diretta del presidente della Repubblica. Anche Renzi può farlo domani stesso a Firenze. È giusto. Sono d’accordo, l’unico che non è d’accordo è il Pd”.
Meloni: “Vinceremo elezioni e realizzeremo elezione diretta del Capo dello Stato”
Ancora più netto il rifiuto di Fratelli d’Italia, per bocca del capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida: “Solo un nuovo Parlamento può mettere mani alle riforme. Noi a differenza di Renzi abbiamo sempre avuto una posizione chiara sull’elezione diretta del premier o del Capo dello Stato. È naturale la nostra disponibilità a convergere su questa proposta ma non vorremo che sia una scusa per tenere in vita un governo che fa danni all’Italia. Per questo – conclude Lollobrigida – prima si ponga fine a questa esperienza, si vada al voto, e poi un nuovo Parlamento lavori alle riforme”. Linea confermata poco dopo anche dalla leader di FdI Giorgia Meloni: “La riforma presidenziale o l’introduzione del premierato, storiche battaglie della Destra, sono temi troppo seri per essere utilizzati come biechi strumenti di manovre politiche e di Palazzo come sta facendo Renzi con il suo ben poco credibile appello”. La Meloni non ha dubbi: “Noi realizzeremo l’elezione diretta del Capo dello Stato grazie al mandato che, insieme al centrodestra, riceverà dal popolo italiano. Si chiuda al più presto questa legislatura ora dai tratti grotteschi, e si consenta agli italiani di dire la loro”.
Giallofucsia inviperiti, Conte opta per il silenzio stampa
Sul fronte della maggioranza giallofucsia, neanche a dirlo, l’apertura all’opposizione (dopo che le truppe cammellate di Renzi hanno già votato tre volte insieme al centrodestra sulla giustizia) ha inviperito tutti, soprattutto i dem (con Franceschini e Bersani che hanno scomodato Esopo e Sun Tzu per attaccare l’ex rottamatore): Porta a Porta non è la sede consona per discutere di riforme, Renzi è in una maggioranza, si confronti nelle sedi opportune, basta minacce e proclami. Il capo politico M5S Vito Crimi taglia corto: “Se qualcuno vuole uscire da questo governo ha il dovere di dirlo senza nascondersi dietro la minaccia di una sfiducia individuale a un ministro”. Conte, dal canto suo, ha fatto sapere che non commenterà le parole del leader di Iv.
Adolfo Spezzaferro
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