Bruxelles, 10 nov – L’Ue si prepara a dare il via alle “Missioni per la crescita” in Sud Est Asiatico. Obiettivo delle stesse, secondo l’organizzazione internazionale, sarà quello di favorire un rilancio dell’economia, ritagliando spazi di collaborazione e influenza nella sfera economica orientale. Le nuove missioni per la crescita – in programma dal 12 al 16 novembre guidate dal vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, responsabile per industria, imprenditoria e turismo – coinvolgeranno infatti il Vietnam, il Myanmar e la Thailandia.
Le missioni, oltre la supervisione di Tajani, vedranno la presenza di un gruppo eterogeneo di attori del MdL, con particolare riguardo al settore della domanda, composto da un centinaio di imprese, associazioni e realtà europee – di cui una quindicina italiane – con il compito di valutare nuove opportunità di business, joint venture e investimenti confrontandosi direttamente con i partner economici e gli interlocutori politici locali.
Le missioni saranno cadenzate attraverso una serie di incontri al fine di giungere alla firma di documenti politici in materie di cooperazione industriale, innovazione, standardizzazione, distretti industriali, imprenditorialità, materie prime, PMI, turismo.
Vietnam (12-13 novembre) – Tajani incontrerà il premier vietnamita Nguyen Tan Dung, il ministro di industria e commercio Vu Huy Hoang, il ministro della pianificazione e degli investimenti Bui Quang Vinh, e il vice ministro di cultura e turismo Ho Anh Tuan.
Due gli accordi che saranno firmati: il primo per stabilire un dialogo sulla politica per le piccole e medie imprese, con lo scopo di preparare il contesto affaristico di riferimento e promuovere un maggior livello di cooperazione nell’ambito di ricerca e innovazione, con particolare riguardo ai settori dell’agro-business e dei macchinari. Il secondo, invece, riguarderà la cooperazione in ambito turistico.
Se da un lato si tratta della possibilità di favorire l’export europeo verso il Vietnam, già partner dell’Ue che è seconda solo rispetto alla Cina, dall’altra gli accordi rappresentano un modo di incrementare l’import dal Paese asiatico di prodotti agricoli, di abbigliamento e calzature, tutti settori che gli stati dell’Unione – e maggiormente l’Italia – non stenterebbero a soddisfare in modo efficiente con produzioni interne, favorendo la crescita occupazionale e non piuttosto produzioni con manodopera a basso costo, alle quali si legano fenomeni di indigenza e sfruttamento anche nel resto del mondo.
Myanmar (14-15 novembre) – La tappa nei territori dell’ex-Birmania avverrà nel conteso dell’avvio della task Force Ue-Myanmar, che “ha il triplice obiettivo di sostenere il processo di transizione democratica e economica, rafforzare la cooperazione con l’Europa, e promuovere la crescita e le opportunità di business”. Il vicepresidente Tajani incontrerà il presidente birmano U Thei Sein, il Premio Nobel per la pace e presidente della Lega Nazionale per la Democrazia Daw Aung San Suu Kyi, il ministro del gabinetto del presidente U Soe Thane, il ministro all’industria U Maung Myint, il ministro del turismo U Htay Aung, e il ministro delle miniere Myint Aung. Gli accordi oggetto di autenticazione saranno questa volta tre: il primo riguarderà nuovamente le pmi, in ambito di miglioramento del contesto imprenditoriale, riduzione degli oneri amministrativi e promozione dell’internazionalizzazione nonché della cooperazione su ricerca e innovazione. Tutti termini mutuati da un dizionario globalista che si ammantano del velo di un’apertura cosmopolita, celando, dietro il concetto dell’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, l’ennesimo impulso alla delocalizzazione produttiva.
Il secondo accordo sarà teso a migliorare la cooperazione in materia di turismo sostenibile, conservazione del patrimonio, delle tradizioni culturali e dell’ambiente naturale. Ci si chiede se lo stesso prevedrà la tutela di tutte le tradizioni culturali, comprese quelle delle minoranze etniche presenti sul territorio, o sarà piuttosto l’ennesima dichiarazione democratica di facciata di un Paese negazionista di ogni identità culturale altra, con la connivenza degli stati occidentali.
Il terzo accordo, invece, mira a rafforzare il dialogo sulle materie prime nell’estrazione mineraria e nel settore forestale, chiave per la produzione industriale. Nuovamente appare lo spettro di un altro problema che attanaglia il Myanmar e i territori a confine, la deforestazione. Si tratta di un fenomeno che non ha una semplice valenza naturalistica in stile “popolazione verde che ama il mondo”, ma dell’ennesima minaccia per le minoranze etniche che si servono delle foreste come luogo di vita e rifugio.
Thailandia (15-16 novembre) – Tajani incontrerà il vice premier e ministro del commercio Niwattumrong Boonsongpaisan per discutere di crescita sostenibile, politica industriale e potenziale innovativo delle imprese dell’Ue. Anche qui gli accordi siglati saranno due e nuovamente tesi – per quanto riguarda il primo – alla promozione del turismo sostenibile e all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, in riferimento al secondo accordo.
Gli stessi possono essere letti alla luce dei precedenti, se gli incontri e i successivi accordi continueranno a realizzarsi all’interno dell’attuale contesto economico globale, il risultato sarà lo stesso di sempre: peggioramento della situazione occupazionale nell’ambito produttivo europeo -favorito dall’internazionalizzazione/delocalizzazione – innalzamento dell’import e sfruttamento della manodopera a basso costo. Le “Missioni per la crescita” saranno l’ennesimo baluardo di un’economia anti-crescita.
Melania Fiori