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Ustica: tra caccia ai fantasmi ed ennesimi buchi nell’acqua

by La Redazione
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Roma, 21 dic – Ieri sera con la puntata di Atlantide il giornalista Andrea Purgatori ha raccolto la testimonianza di un ex marinaio della portaerei Saratoga che il giorno di Ustica era alla fonda nel porto di Napoli e che durante le indagini venne sospettata di aver avuto un ruolo nella tragica vicenda del DC9 I-TIGI della compagnia aerea Itavia, che per anni ha riempito le cronache italiane. Stavolta il “testimone” afferma che la portaerei uscì dal porto di Napoli per dare “filo da torcere a Gheddafi” finendo con l’abbattere due Mig libici, che lo scopo di questa missione fu dichiarato dal comandante Ammiraglio Flatlely attraverso gli altoparlanti di bordo, e che allo stesso modo fu poi comunicato all’equipaggio l’abbattimento dei caccia libici. Il nostro “testimone” aveva visto atterrare poco prima due Phantom (cacciabombardiere multiruolo imbarcato all’epoca sulle portaerei USA) privi dell’armamento col quale erano partiti.

“Salpammo intorno a mezzogiorno…” ci dice l’ex marinaio Brian Sandlin, svelandoci subito che la sua testimonianza è una baggianata, una delle tante sentite visto che seguo professionalmente la vicenda dal 1989 come consulente del cronista giudiziario di Repubblica Franco Scottoni, e dal 1995 come Perito Giudiziario della compagnia aerea Itavia. E la questione della portaerei Saratoga la conosco bene perché è stata oggetto di indagine. Poichè sulla Saratoga non ci si capiva niente fra le testimonianze contraddittorie del suo comandante Ammiraglio Flatley, la tenuta del giornale di bordo, le varie illazioni che uscivano sui giornali etc, e all’inchiesta interessava sapere proprio se il giorno del disastro la Saratoga era uscita in mare (gli aerei da una portaerei ferma non possono decollare) i magistrati che sapevano il loro mestiere andarono all’Ufficio di Stato Civile di Napoli a vedere i nomi delle coppie che si erano sposate i giorni 27 e 28 giugno 1980. Infatti è tradizione napoletana sposarsi in luoghi che hanno come sfondo il bellissimo golfo di Napoli e nelle fotografie e filmati amatoriali che si girano si vedono le navi alla fonda. E infatti la Saratoga c’era sia il giorno 27 che il giorno 28, “parcheggiata” nel punto X2 con un errore di 20 metri. Per gli appassionati di marineria o di indagini giudiziarie a questo link (pag. da 487 a 498) si può leggere tutta l’analisi.

Chiariamo anche la questione della “catena” così non dobbiamo tornarci sopra. Dal giornale di bordo della Saratoga il giorno 27 risultava filata 135 braccia di catena dell’ancora, il giorno 28 abbiamo 150 braccia (braccio, “Fathom in inglese, 1,83 metri, quindi una differenza di 27,3 metri) e su questo all’epoca si fecero le ipotesi che la Saratoga fosse fuggita nottetempo per poi rientrare e non trovando il medesimo punto di ancoraggio avesse dovuto filare più catena. In realtà come sa ogni “lupo di mare” la lunghezza della catena filata per le grandi navi è normalmente da tre a cinque volte il fondale, ma in caso di vento o correnti o maltempo vale la regola di filare una volta il fondale ogni 10 nodi di vento. E proprio dai filmati amatoriali vediamo che verso le ore 19 si levò un forte vento che costrinse sposi e invitati ad andare al coperto. E quindi è del tutto logico che dalla Saratoga filassero altri 27 metri di catena. E’ ovvio che la Saratoga non può essere partita a mezzogiorno del 27 giugno se alle 20 era ancora all’ancora, insomma Mr. Sandlin racconta “balle”. Non c’è bisogno di altro, ma faccio ancora un appunto. Il DC9 I-TIGI appare al radar di Ciampino sull’appennino tosco-emiliano alle 18:21 Zulu (ora di Greenwich) che sono le 20:21 ora legale italiana. Nel servizio di Purgatori avrebbe ben due Mig23 libici nascosti sotto (ora sono diventati due…) e quindi la Saratoga si sarebbe mossa per andare a intercettare i Mig libici ben otto ore prima che I-TIGI decollasse da Bologna. E che oltre ai radar avevano la palla di vetro di Mago Merlino? Insomma, si poteva far meglio.

Il terzo punto introduce l’aspetto “politico” della vicenda. La puntata di Atlantide usa parti di un “Dossier Ustica” fatto anni fa per una TV tedesca a cui ho partecipato. La giornalista Ulla Haider voleva fare un servizio ma non trovava nessuno degli “addetti ai lavori” disposto a farsi intervistare, mi contatta e mi viene a trovare a CasaPound dove facciamo una chiacchierata di qualche ora. Sono disponibile, non voglio essere pagato, andiamo due giorni a Bologna dove viene una troupe di tre persone dalla Germania, facciamo riprese nel museo della memoria dove è conservato il relitto di I-TIGI (non ci permettono di scendere e dobbiamo fare le riprese dai loggioni), indico lo squarcio di uscita del missile, spiego, metto a disposizione tutto il mio materiale… insomma vista la defezione degli altri addetti ai lavori il caso Ustica ai tedeschi lo spiegherò io.
Magicamente quelli che prima non erano disponibili lo diventano, e il servizio si arricchisce delle loro testimonianze che avete visto nella puntata di Atlantide che in chiusura usa due immagini mie: la geometria degli impatti e lo squarcio sulla fusoliera.
Qualche tempo dopo mi chiama la Haider: una importante TV internazionale si compra il suo servizio, ma è “troppo lungo” e manco a dirlo io devo essere eliminato. Resta solo il nome fra i “ringraziamenti” nei titoli di coda. Posso dire che me lo aspettavo: o ci sono io o ci sono tutti gli altri, nihil sub sole novi. Ora io non voglio fare polemiche con nessuno, giudico positivo tenere l’attenzione sulla vicenda di Ustica, ma finché si resta inchiavardati nella narrazione da guerra fredda per cui devono essere stati per forza gli americani non si fanno passi avanti. E per giunta fino a Bush erano stati gli americani, con l’elezione di Obama erano stati i francesi, era del tutto prevedibile che con l’elezione di Trump la colpa tornasse di nuovo degli americani.

Il punto è che lo squarcio del missile è quello, i buchi delle schegge stanno dove dovevano stare, i recuperi in mare confermano, e “fino a prova contraria” il maggior indiziato è il Mig23 MF come quello ritrovato in Calabria. Ma questo non poteva essere nemmeno discusso, da cui una serie di baggianate incredibili: il missile con la testa inerte, la terra che gira a rovescio, il buon Cossiga col suo missile francese “a risonanza” (in questo caso avrebbero usato il siluro di un sommergibile, visto che è sui siluri che c’è la spoletta a risonanza magnetica, non sui missili aria-aria), e via discorrendo purché non venisse messo in discussione il ruolo della Libia (accasata nel ruolo di “vittima” per i rapporti economico/energetici che avevamo) e il “proditorio attacco” degli americani all’amatissimo Colonello caro ai figli della Guerra Fredda. Ma Gheddafi è morto da un pezzo e la Guerra Fredda finita 25 anni fa. Non sarebbe ora di finirla di dare la caccia ai fantasmi? I Phantom appunto, e di esaminare la vicenda di Ustica sui dati radar, l’analisi del relitto e i documenti giudiziari?
Noi lo stiamo facendo.

Luigi Di Stefano

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2 comments

Ustica: tra caccia ai fantasmi ed ennesimi buchi nell’acqua – Liputan 24 Indonesia 22 Dicembre 2017 - 4:50

[…] Google News | Liputan 24 […]

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PER CAPIRCI 22 Dicembre 2017 - 10:57

Ho capito, ma chi lo avrebbe abbattuto allora questo aereo ? i Libici ? E perchè tenere la cosa coperta ?per non dichiarare guerra aperta alla Libia in quegli anni ?

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