Roma, 12 mag – In seguito alla distruzione del Terminal 3 del più grande aeroporto italiano, a causa di un incendio dovuto a quanto pare a un corto circuito nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, e mentre si indaga su appalti e manutenzioni, i lavoratori dello stesso Terminal di Fiumicino sono rientrati subito in servizio per ripristinarne l’operatività. Si pensi che la sua chiusura ha sconvolto e a tratti praticamente paralizzato il traffico aereo in Italia.
I sindacati sono particolarmente preoccupati per la salute e la sicurezza dei lavoratori, esposti alle sostanze prodotte dall’incendio, depositate sulle strutture o ancora ristagnanti nell’aria degli ambienti. Ma cosa stanno respirando gli eroici lavoratori del Terminal 3? E quali le misure possibili, a livello individuale, per minimizzare gli effetti sulla salute e garantire la sicurezza?
Lo abbiamo chiesto a Mario Pagliaro, chimico del Cnr di Palermo.
A cosa è dovuto il persistente odore che per molti giorni ancora ne ammorberà gli ambienti?
Da un primo esame dei resti dell’incendio, guardando ad esempio ai resti del tetto crollato, è facile visualizzare ampie porzioni di poliuretano, un polimero termoisolante utilizzato per coibentare il tetto. La combustione del poliuretano causa la formazione di acido cianidrico (cianuro di idrogeno), un gas estremamente tossico dall’odore di mandorle amare.
Insieme al cianuro, un altro gas che si forma dalle combustioni di materiali che contengono azoto come il poliuretano, è l’ammoniaca, molto irritante e dall’odore ben noto. Che quasi certamente è presente nell’ambiente del Terminal 3 come cloruro di ammonio, risultante dalla reazione fra l’ammoniaca e l’acido cloridrico liberato dalla combustione della guaina in PVC (polivinilcloruro) dei cavi elettrici e telefonici presenti in tetti e pavimenti.
La combustione del PVC genera anche fosgene, un gas tossico dall’odore acre del tutto simile a quello dell’acido cloridrico. Purtroppo, quando brucia, il PVC genera anche la formazione di diossine, notoriamente fra i più tossici composti conosciuti. La formazione di diossine è particolarmente favorita all’interno di edifici pubblici contenenti all’interno della struttura grandi quantità di metalli come il ferro o il rame dei cavi elettrici e telefonici, che ne catalizzano la formazione durante la combustione.
E l’amianto?
Non risiedono invece in aria le fibre di amianto eventualmente presenti nel corpo dell’edificio bruciato. Le fibre di amianto, infatti, tendono a sedimentare sul pavimento, specie in presenza delle enormi quantità di acqua utilizzata, insieme alle schiume, per spegnere un incendio di tale portata.
Cosa possono fare i lavoratori?
Come sapevano bene gli addetti alle verniciature di tanti anni fa, che dopo la giornata di lavoro assumevano il latte per disintossicare l’organismo, esistono numerosi cibi e integratori naturali per disintossicarsi dopo aver respirato sostanze tossiche in bassa concentrazione per tempi prolungati.
Una è il succo di limone disciolto in acqua, che stimola la formazione di enzimi che convertono le tossine in sostanze solubili in acqua. Un’altra sono le mele, in cui l’abbondante pectina, una fibra non solubile, svolge una potente azione drenante nell’intestino, mentre la frazione solubile di glucuronato coordina ed elimina i metalli pesanti eventualmente assorbiti.
Altri rimedi?
Per fronteggiare lo stress ossidativo cui è stato sottoposto l’organismo, aiuterà assumere per un paio di mesi i più potenti composti antiossidanti naturali ad oggi conosciuti, ovvero i polifenoli estratti dalle olive e il licopene estratto dal pomodoro. Sarà sufficiente cercarli in uno dei numerosi integratori “nutraceutici” presenti sul mercato che li utilizzano come principi attivi. Generalmente, sono commercializzati sotto forma di capsule in una qualsiasi farmacia o parafarmacia ben fornita.
In nessun modo, questo dovrà evitare di sottoporsi ai controlli medici previsti per tutti coloro che abbiano lavorato in un ambiente potenzialmente contaminato. Con l’auspicio, come certamente avverrà, che partano subito i lavori di completa ristrutturazione e sanificazione dell’intero sito coinvolto nell’incendio.
Francesco Meneguzzo