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Verso il nucleare: l’Italia aderisce all’Alleanza europea

by Sergio Filacchioni
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Roma, 19 giu – L’Italia ha ufficialmente aderito all’Alleanza europea per il nucleare. L’annuncio è arrivato ieri dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, a margine del Consiglio Energia di Lussemburgo.

L’Italia verso il nucleare

Un passo importante, seppur simbolico, verso il ritorno all’atomo, che rimane però ancora lontano nella pratica. L’Alleanza europea per il nucleare, promossa dalla Francia nel febbraio 2023, è un’iniziativa che raccoglie un numero crescente di Stati membri dell’UE con l’obiettivo di sostenere l’energia nucleare come pilastro strategico della transizione energetica, in parallelo alle fonti rinnovabili. Una linea pragmatica e concreta, che sembra aver finalmente rotto un tabù ideologico che per decenni ha zavorrato il dibattito energetico italiano. Dopo anni di ostracismo e demonizzazione, l’energia atomica sta vivendo un ritorno di interesse in Europa.

Perché il nucleare torna centrale

Le ragioni di questo rinnovato slancio sono chiare e affondano tanto nella geopolitica quanto nella tecnica. Da un lato, l’instabilità internazionale ha reso evidente quanto sia fragile la dipendenza energetica da paesi terzi. Il caso del gas russo, esploso con la guerra in Ucraina, ha messo a nudo una vulnerabilità strutturale del continente. A ciò si aggiungono le incertezze nel Medio Oriente, dove il rischio di un blocco dello Stretto di Hormuz incombe come una spada di Damocle sui mercati energetici globali. Dall’altro lato, c’è una presa di coscienza tecnica che si sta imponendo anche tra molti ex scettici: la transizione energetica non può poggiare unicamente sulle rinnovabili. La loro intermittenza, nonostante i progressi nello stoccaggio e nella gestione della rete, rende necessaria una fonte stabile, continua e a basse emissioni come il nucleare.

Tempi lunghi, ma il percorso è tracciato

Nonostante l’adesione all’Alleanza, la produzione di energia nucleare in Italia resta un obiettivo a lungo termine. Il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini ha ipotizzato che il primo reattore potrebbe sorgere a Milano entro il 2032. Una previsione ottimistica, che difficilmente si concretizzerà nei tempi indicati. La costruzione di reattori, specialmente quelli di nuova generazione, richiede anni di progettazione, autorizzazioni e investimenti. Le tecnologie più promettenti, come gli Small Modular Reactors (SMR), sono ancora in fase di sviluppo e non pronte per l’applicazione su larga scala. Inoltre, il contesto normativo e burocratico italiano rappresenta un ulteriore freno, con il rischio di ritardi strutturali.

Un cambio di paradigma necessario

Eppure, l’adesione all’Alleanza è un segnale forte. L’Italia comincia finalmente a guardare al nucleare non più come a un tabù ideologico, ma come a una risorsa strategica. In un’epoca di crisi energetiche ricorrenti, scelte emotive e retoriche ambientaliste senza fondamento tecnico non sono più sostenibili. L’Italia, che negli anni ’60 era all’avanguardia nel settore atomico europeo, ha tutto il potenziale per tornare protagonista. Ma serve coraggio politico, visione industriale e una decisa semplificazione normativa. Non si tratta solo di accendere reattori: si tratta di rimettere in moto una filiera, un sapere scientifico, una capacità progettuale che possono essere il motore della sovranità energetica italiana nel XXI secolo. Il nucleare non è il futuro: è il presente, e l’Italia non può più permettersi di restare indietro.

Sergio Filacchioni

  

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