Roma, 18 nov – Che a Hollywood ci sia del marcio non lo scopriamo certamente oggi. Riferendosi proprio al distretto dei Vip – e a tutto quello che ci gira intorno – un giorno Marlon Brando ebbe a dire che qui “la maggior parte delle persone di successo sono dei falliti come esseri umani”. Concetto per certi versi simile a una massima attribuita a Marilyn Monroe. Per la protagonista di A qualcuno piace caldo il famosissimo quartiere di Los Angeles sarebbe “un posto dove ti pagano mille dollari per un bacio e cinquanta centesimi per la tua anima”. Non possiamo di certo dire che con il passare degli anni l’ambiente sia migliorato: tra i suoi personaggi più controversi Sean Combs, produttore discografico meglio conosciuto come Puff Daddy. Secondo le ultime accuse il rapper avrebbe abusato (anche) di Justin Bieber.
Crolla un impero della musica: l’arresto di Puff Daddy
Facciamo un passo indietro, per attivare a metà settembre. Ovvero quando uno dei nomi più noti dell’industria musicale statunitense, mente di un vero impero imprenditoriale con ramificazioni anche nella televisione e nell’abbigliamento viene arrestato con motivazioni piuttosto pesanti. Dal patrimonio netto di un miliardo di dollari all’incriminazione per tratta di esseri umani, dalla stella sulla Walk of Fame all’accusa di racket.
Più in generale secondo Damian Williams, procuratore del distretto sud di New York, Puff Daddy avrebbe utilizzato la propria forza commerciale per svolgere diverse attività criminali. Reati sessuali (oltre 120 denunce), lavoro forzato, sequestro di persona, incendio doloso, corruzione e ostruzione della giustizia. E poi innumerevoli festini a luci rosse con, a quanto pare, fiumi di droga. Insomma, se fino ad oggi i guai giudiziari di Combs erano rimasti nell’ambito della condotta personale, le carte parlano adesso di una vera e propria organizzazione.
I fantasmi di Justin Bieber
Una quindicina d’anni fa, all’inizio della sua carriera, sotto l’ala protettiva di Puff Daddy c’era anche Justin Bieber. Allora appena teenager ma già astro nascente della musica mondiale. Proprio il mese scorso la versione italiana della rivista americana Cosmopolitan riportava le parole di un amico stretto del cantautore. L’esplosione della bomba mediatica e giudiziaria sul suo mentore lavorativo avrebbe rimesso in discussione tutto il mondo del canadese, letteralmente «tormentato dai fantasmi del suo passato».
A gettare benzina sul fuoco ci ha quindi pensato – proprio negli ultimi giorni – un altro produttore statunitense, ovvero Suge Knight. Attualmente in carcere dove sta scontando una pena di 28 anni per omicidio, in un’intervista concessa a Michael Franzese ha fatto sapere: «Ciò che Puff Daddy e i suoi soci hanno fatto con Justin Bieber è la cosa più triste del mondo. Hanno fatto sesso con lui. Odio dirlo, perché mi piace molto Justin Bieber. Penso anche che tutto questo non sarebbe successo se Justin avesse avuto alle spalle una famiglia benestante. Proviene da una famiglia povera, ma il ragazzo era così talentuoso che avrebbe potuto essere più grande di Michael Jackson. Diddy gli ha rovinato la carriera».
Il buco nero e i buchi nell’anima
La giovane popstar si sarebbe quindi ritrovata a vivere un vero inferno privato. «Diddy spediva Bieber con altri uomini adulti e ricchi, di successo, in viaggi romantici in cui lo drogavano e abusavano di lui. La questione delle droghe e delle cose che Diddy ha permesso a questi uomini di fare a Justin, è malsana e schifosa. Le attività illecite che questi uomini facevano con Bieber erano inaccettabili». Una storia squallida e raccapricciante, da qualunque parte la si voglia guardare.
O forse è solo il sogno americano che si dimostra nella sua realtà come il peggiore degli incubi. Un buco nero che trascina nel suo nulla gente con grandissimi buchi nell’anima. A Hollywood continua ad esserci del marcio.