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Follia e genio: addio al Loco Gatti

by Roberto Johnny Bresso
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Roma, 26 apr – Poche ore prima della scomparsa di Papa Francesco, in Argentina se ne andava una leggenda di quella che nel paese sudamericano è una fede probabilmente ancora più grande della religione, vale a dire il calcio. Moriva all’età di 80 anni Hugo Antonio Gatti, da tutti conosciuto come El Loco, Il Pazzo.

Non solo un soprannome…

E Gatti Loco lo era veramente. Non era solo un soprannome tipico dei portieri. Era pazzo in campo e fuori, con quel suo volto scavato da indio perennemente abbronzato, tanto da sembrare un capo Apache uscito da un film di John Ford. Nasce a Buenos Aires il 19 agosto 1944 ed inizia la sua carriera nel 1962 nell’Atlanta, dove si fa subito notare per il suo look caratterizzato da capelli lunghi, bandana, maglie dai colori sgargianti, calzettoni abbassati e niente parastinchi. Ma è soprattutto il suo modo di intendere il ruolo di estremo difensore a renderlo un antesignano: la porta gli sta stretta, spesso decide di uscirsene palla al piede e di guidare l’attacco, a volte con successo, altre con esiti disastrosi.

Del resto se l’azione è troppo lontana da lui Gatti si annoia, si appoggia al palo, si siede a prendere il sole, a volte si arrampica persino sulla traversa. In un paese come l’Argentina, dove nel calcio il personaggio conta tanto se non di più del giocatore, diviene ben presto un nome, un tipo da seguire, uno che fa vendere i biglietti. Ed ecco che così, nel 1964, approda al River Plate, dove nel 1967 debutta nell’Albiceleste argentina. Il River però viveva uno dei numerosi periodi economicamente travagliati della sua storia e così nel 1969 viene venduto al Gimnasia e nel 1975 passa all’Unión. L’anno successivo avviene la svolta: passa al Boca Juniors (non sono stati in molti ad aver indossato in carriera le divise di River e Boca), dove vi rimarrà fino al ritiro nel 1989, diventando un idolo della tifoseria.

Hugo Antonio Gatti e Diego Armando Maradona

Vincerà da assoluto protagonista tre campionati argentini, due Coppe Libertadores ed una Coppa Intercontinentale, venendo eletto giocatore argentino dell’anno 1982. Nel Boca disputa persino due amichevoli nel ruolo di attaccante e non lascia il club nemmeno sull’orlo del fallimento. Nel 1981 deve affrontare l’Argentinos di un giovane Maradona ed un giornalista lo incontra il giorno prima della partita in hotel, intento a bersi un whisky, e gli domanda cosa ne pensi del futuro Pibe de Oro. El Loco, probabilmente con una baldanza alcolica in corpo, sostiene che “quel grassottello” non gli farà mai nemmeno un goal.

Apriti cielo! A Diego viene riferita la spacconata di Gatti e giura di segnare quattro goal ad ogni costo. E, neanche da dire, quattro goal gli rifila! Poco dopo Maradona lo raggiunse al Boca ed i due si chiarirono e divennero molto amici. Negli anni però qualcosa con La Doce (la storica barra brava guida della tifoseria) si ruppe per questioni politiche ed il suo rapporto con il Boca divenne sempre meno solido, tanto da non avere alcun ruolo nel club dopo il ritiro.

Il freddo dell’Est Europa…

El Loco si trasferisce in Spagna e diventa un fiume di parole polemiche contro chiunque, soprattutto contro Leo Messi, che sminuisce praticamente ogni volta che compare in qualche trasmissione televisiva. Con la Selección invece compie la più mirabile delle follie: è titolare fisso fino al 1977, con l’Argentina che sta preparando i Mondiali casalinghi del 1978, che poi avrebbe vinto. Non abituato ai climi rigidi dell’Est Europa, quando disputa amichevoli contro Unione Sovietica, Polonia e Ungheria si porta in campo una boccetta di vodka, che tracanna ogni volta che l’azione è lontana da lui. Ovviamente in queste partite diventa il migliore in campo!

Poi però è costretto a stare a riposo qualche mese per un infortunio al ginocchio ed il CT Menotti inizia a schierare titolare il più giovane Fillol e quindi per lui si prospetta un Mondiale da panchinaro. Gatti così rifiuta la convocazione, scegliendo di fatto di non diventare campione del mondo. Ma una cosa simile poteva mai interessare ad un Loco?

Roberto Johnny Bresso

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